E niente, la solfa non cambia. L’altro ieri Giuseppe Conte, capo politico del Movimento Cinque Stelle, è stato intervistato da Nicola Porro a Quarta Repubblica (Rete 4, qui il video della puntata), ma l’andazzo è sempre lo stesso. Un tiro al piccione e un gioco al massacro che ricalca esattamente quello che accadeva anni fa, quando il Garante Beppe Grillo aveva imposto ai grillini di evitare la Tv per sottrarli alla gogna mediatica delle interviste (si fa per dire).
BOTTE QUOTIDIANE. E come se da allora nulla fosse cambiato, Porro ha scaricato un pentolone di liquido avvelenato addosso all’ex premier ripercorrendo l’excursus politico ed istituzionale del leader M5S, con la serenità d’animo di un kamikaze giapponese in picchiata su una corazzata americana. Il conduttore sembrava un adolescente iper-eccitato, incapace di ascoltare persino le risposte che, regolarmente, anticipava in modo fastidioso. In evidente stato di eccitazione come quegli studenti che, dopo aver subito in silenzio i rimbrotti del preside, alla fine della scuola gli riversano addosso tutta la rabbia covata nel corso dell’anno.
Senza contare la condotta professionale tutt’altro che corretta e l’atteggiamento precostituito dal conduttore con una sequela di critiche chiaramente pretestuose. A Conte è stato contestato di tutto: dalla regolarità dei famigerati Dpcm pandemici al passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso; da una supposta genericità dei principi fondativi del nuovo Movimento alla difesa del parco dedicato a Falcone-Borsellino (Porro preferiva Durigon che voleva intitolarlo ad Arnaldo Mussolini?) fino all’appoggio a Virginia Raggi. Porro non ha mai fatto parlare Conte per più di dieci secondi di fila, interrompendolo in continuazione con una specie di tattica vietnamita dell’imboscata continua. Certo, l’ex presidente del Consiglio era preparato a questo fuoco di fila ed ha risposto punto per punto con la solita competenza e civiltà che lo contraddistinguono.
FUORI DAL GIRO. Perché la grande stampa ce l’ha tanto con i Cinque Stelle? Il Movimento ha spostato l’asse politico al centro, è diventato forza di governo autorevole, ma continua a subire in Tv lo stesso tipo di trattamento – che va ben oltre il legittimo diritto di critica – di quando era forza di opposizione antisistema. Un canovaccio televisivo sintomo di scarsa onestà intellettuale e, al tempo, stesso di una chiara volontà precostituita di danneggiare metodicamente l’immagine stessa del Movimento che fa rimpiangere i tempi in cui Grillo aveva proibito ai portavoce M5S di prestarsi a questo gioco al massacro. Una forma estrema, ma necessaria, di autodifesa dal fuoco di fila quotidiano di cui è stato oggetto lo stesso Conte dal suo arrivo a Palazzo Chigi. Massacrato ogni giorno senza un perché. O forse, come disse Bersani, perché l’unica sua colpa era quella di non far parte del giro.