Mark Zuckerberg ha trovato in John Elkann il nuovo tassello per ricostruire l’equilibrio che i social media hanno perduto. La nomina dell’amministratore delegato di Exor e presidente di Stellantis nel consiglio di amministrazione di Meta non è solo una mossa economica: è una dichiarazione politica, un tentativo di arginare l’influenza di Elon Musk e del suo Twitter (ora X), che si fa sempre più spregiudicato nella vicinanza al governo Meloni. Zuckerberg punta sull’Europa, e sull’Italia in particolare, per costruire un asse capace di bilanciare il potere emergente dei nuovi magnati tecnologici, le cui ambizioni sembrano allinearsi con le derive sovraniste di alcuni governi.
Dove si incontrano industria e algoritmi
Elkann non sembra un nome scelto a caso. La sua figura è emblematica di un sistema che intreccia finanza, industria e media, come pochi altri in Europa. Con lui, Zuckerberg si assicura non solo l’accesso a una rete di relazioni globali, ma anche una porta d’ingresso privilegiata nelle dinamiche politiche e imprenditoriali del continente. Meta, del resto, è in cerca di una legittimazione che gli consenta di navigare le acque sempre più tempestose della regolamentazione europea. Elkann, con lil suo bagaglio di relazioni è considerato la chiave per aprire quelle porte che a Zuckerberg continuano a sembrare blindate.
Ma c’è di più. La scelta di Elkann parla anche della strategia della famiglia Agnelli. Dopo giornali e televisioni, ora è il turno dei social media. L’ingresso in Meta rappresenta un passo decisivo per posizionarsi in un campo che non è solo economico, ma anche culturale e politico. La dinastia Agnelli-Elkann ha sempre fatto delle piattaforme mediatiche uno strumento per tutelare gli interessi aziendali. I giornali di famiglia sono stati utili a costruire narrazioni favorevoli nei momenti di crisi, a rafforzare il consenso attorno a decisioni industriali controverse e a influenzare il dibattito pubblico. Ora, con i social media, si apre un nuovo fronte: il controllo non passa solo dalle pagine di un quotidiano, ma dagli algoritmi che definiscono cosa leggiamo, guardiamo e discutiamo.
Le conseguenze di un’alleanza strategica
Zuckerberg, da parte sua, dimostra visione politica. In Usa il fondatore di Facebook si è inevitabilmente riavvicinato a Trump, più per la sopravvivenza della sua azienda che per una reale comunione di visioni. In Europa con Musk che si schiera apertamente con i governi di destra e una Meta sotto pressione per il crescente controllo normativo, Elkann è la scelta perfetta per allentare la morsa europea e, allo stesso tempo, gettare un ponte verso quella parte di establishment italiano che è sempre stata pronta a proteggere i propri interessi.
Questa nomina non è un episodio isolato: è il segnale di un riposizionamento globale. In un mondo dove la politica e l’economia sono sempre più interconnesse, Meta sta cercando di ricostruire la propria immagine, presentandosi come una forza innovativa ma responsabile, capace di rispondere alle sfide sociali e tecnologiche con pragmatismo. E intanto la politica diventa sempre di più l’ancella stanca della plutocrazia.