No, neanche questa sarà la settimana buona per la legge sui famigerati vitalizi. Il che, arrivati a questo punto, mette pressoché la parole fine su un provvedimento che tutti a parole vogliono, a cominciare da Matteo Renzi, ma su cui il Parlamento continua inesorabilmente a fare melina. Nonostante la lunga gestazione, praticamente due anni, la legge Richetti si è fermata sulla soglia dell’Aula di Montecitorio, quando sembrava essere finalmente arrivata l’ora di discuterla. Il motivo? L’assenza della relazione tecnica sulla fattibilità economica del Ministero dell’Economia (Mef), senza la quale la commissione Bilancio della Camera non può dare il parere. L’ultimo atto, in attesa che l’organismo torni a discuterne, è andato in scena giovedì scorso, quando il vice di Padoan, Enrico Morando, (Pd) ha sollevato un ulteriore problema. Ovvero l’individuazione, all’interno dei bilanci di Camera e Senato, della quota di contributi previdenziali “a carico del datore di lavoro, che, secondo quanto previsto dal provvedimento in esame, dovrà essere trasferita alla nuova gestione separata da costituire presso l’Inps”. In assenza della determinazione dei contributi, “è materialmente impossibile il loro trasferimento alla gestione separata”. Insomma, un altro intoppo su una strada che ha assunto le sembianze di un campo minato.
Sospetti e ritardi – Secondo quanto appreso da La Notizia, inoltre, la commissione avrebbe più volte sollecitato il Mef a redigere la relazione. L’ultima volta il 15 giugno: ma del documento ancora non c’è traccia. Il tutto mentre c’è chi ha addirittura sollevato dubbi sull’effettiva validità di una legge per mettere mano al privilegio più odiato dagli italiani. Sul Mattino, il presidente emerito della Corte costituzionale, Giuseppe Tesauro, ha spiegato come sui vitalizi sia “giusto il merito non il metodo”. Nella sua disamina, il giurista ha precisato che lo strumento della legge ordinaria potrebbe addirittura non essere costituzionalmente consentito. Questo perché il vitalizio è materia disciplinata tramite regolamento, perciò “nel quadro di un sistema delle fonti del diritto articolato in base ai criteri di gerarchia e di competenza, i regolamenti parlamentari sono abilitati dalla Costituzione a sostituirsi, nella disciplina di determinate materie ad essi riservate, alla stessa legge formale. (…) Di conseguenza – per Tesauro – una legge non può intervenire in materie di competenza dei regolamenti, perché altrimenti verrebbe violata l’indipendenza costituzionale garantita a ciascuna Camera”. Sul provvedimento, il M5S con Luigi Di Maio continua a promettere battaglia. Ma Tancredi Turco, ex grillino oggi deputato di Alternativa Libera, attacca: “Il Movimento avrebbe potuto chiedere la calendarizzazione di questa legge, in quota opposizione, appena arrivato in Parlamento, ma non lo ha mai fatto, e ora la discussione del provvedimento continua a slittare con la complicità di tutti i partiti. Di questo passo – avverte – il taglio dei vitalizi non sarà mai approvato nel corso di questa legislatura”.
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