Di Gaetano Pedullà
Un giorno a destra, l’altro a sinistra, la nave Italia resta in mezzo a un mare. Di guai. Chiedete agli statali, che non sono solo i burocrati di uffici pubblici e ministeri. Ci sono le Forze dell’ordine e i vigili del fuoco che rischiano la vita, gli insegnanti che preparano i giovani alla vita, i medici che ci salvano la vita. Tutti lavoratori che però la loro di vita se la passano stringendo ogni anno di più la cinghia, visto che dal 2010 hanno le buste paga inchiodate. E siamo sinceri, sono buste paga misere.
Con la crisi che c’è fortunato chi ce l’ha la busta paga, si può obiettare. Ma è dagli statali che ci si aspettava la conferma di una rotta. Con gli 80 euro messi in tasca a milioni di italiani il governo aveva scelto una strada: darci più soldi per sostenere i consumi e dunque, a cascata, la produzione e la ripresa. Ad oggi l’aumento dei consumi non c’è stato, ma questo è evidente che non dipende dalla strategia quanto dalla esiguità delle somme fin qui restituite agli italiani.
Se Palazzo Chigi non intende perciò fare marcia indietro, coerenza vorrebbe la prosecuzione di una stessa politica espansiva delle risorse messe in circolo. Sboccare dopo tanto tempo le retribuzioni significava quindi semplicemente proseguire su un percorso già tracciato, tra l’altro togliendo ogni motivazione a chi accusa il premier di aver usato gli 80 euro come prebenda elettorale. Ieri però la Madia ha gelato tutti. Gli stipendi restano bloccati. Se prima si aveva una sensazione, ora c’è la prova: questo governo non ha una strategia economica e naviga a vista. Anzi, galleggia.