Zero concorrenza e consensi estorti, maxi-sanzioni Ue contro Apple e Meta

Mano pesante contro Apple e Meta, multate per 500 e 200 milioni di euro. Ma Bruxelles precisa: "Non è l'inizio della Tech War"

Zero concorrenza e consensi estorti, maxi-sanzioni Ue contro Apple e Meta

“Un messaggio forte e chiaro”. Così ieri la commissaria europea per la Transizione giusta e la Concorrenza, Teresa Ribera ha definito le due maxi multe inflitte dalla Commissione Ue ad Apple e Meta, rispettivamente di 500 e 200 milioni di euro, per le violazioni del Digital Markets Act (Dma). Per la commissione la casa di Cupertino avrebbe violato l’obbligo di non orientamento dei consumatori, mentre Meta quello di offrire ai consumatori la possibilità di scegliere un servizio che utilizza meno dati personali.

Le accuse di violazioni del DMA

In pratica, a Apple è imputato il fatto che impedisca agli sviluppatori di app che distribuiscono i loro prodotti tramite App Store di informare gratuitamente i clienti delle offerte alternative al di fuori dell’App Store stessa, impedendo agli uni di aumentare i proprio guadagni e ai consumatori di beneficiare appieno di offerte alternative e più economiche.

Per Meta (cioè Facebook e Instagram) il problema sta nel modello di “consenso o pagamento”: in base al DMA, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra servizi e gli utenti che non danno tale consenso, devono avere accesso a un’alternativa meno personalizzata ma equivalente. Alternativa che Meta non avrebbe dato.

“Tutte le aziende che operano nell’Ue devono rispettare le nostre leggi”

Il DMA “è uno strumento cruciale per liberare potenziale, capacità di scelta e crescita, garantendo agli operatori digitali la possibilità di operare in mercati contendibili ed equi”, ha spiegato Ribera, “Protegge i consumatori europei e crea condizioni di parità”, ha aggiunto.

Apple e Meta “non hanno rispettato il Dma adottando misure che rafforzano la dipendenza degli utenti business e dei consumatori dalle loro piattaforme. Di conseguenza, abbiamo adottato misure di coercizione ferme ma equilibrate nei confronti di entrambe le aziende, basate su regole chiare e prevedibili. Tutte le aziende che operano nell’Ue devono rispettare le nostre leggi e i valori europei”, ha concluso la commissaria.

Meta all’attacco della Ue: “Ritorsione contro le società Usa”

Una spiegazione che non ha per niente convinto i vertici di Meta, che vi hanno letto una ritorsione contro le big tech Usa, una risposta alla guerra commerciale scatenata da Donald Trump con i dazi. “La Commissione sta cercando di penalizzare le aziende americane di successo, mentre consente alle imprese cinesi ed europee di operare secondo standard diversi”, ha attaccato Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta.

“Non si tratta solo di una multa; il fatto che la Commissione ci costringa a cambiare il nostro modello di business equivale, di fatto, a imporre a Meta una tariffa da miliardi di dollari, obbligandoci a offrire un servizio di livello inferiore. Inoltre, limitando ingiustamente la pubblicità personalizzata, la Commissione europea sta danneggiando anche le imprese e le economie europee”, ha aggiunto Kaplan.

Dombrovskis: “Sono obblighi per tutti, indipendentemente dagli azionisti”

Un’accusa rispedita al mittente da tutta Bruxelles. A partire dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che da Washington ha dichiarato: “Non vediamo alcun motivo per mescolare queste indagini  alle nostre discussioni commerciali in corso” con gli Usa.

“Rispetto alle multe ad Apple e Meta, prima di tutto quelle indagini, condotte ai sensi della legge sui mercati digitali stanno, in un certo senso, seguendo il proprio corso e la propria logica. Il punto è che tutte le grandi piattaforme online, quando hanno a che fare con i consumatori europei, devono rispettare determinate regole e obblighi in materia di protezione della privacy, in materia di possibilità, anche per i fornitori più piccoli, di competere in modo equo nel settore che tali piattaforme forniscono. E questi sono obblighi che le aziende che operano in Europa devono rispettare, indipendentemente dalla loro costituzione o dagli azionisti di controllo”, ha sottolineato.

Per la commissaria Cavazzini “Non è l’inizio di una Tech War”

“La decisione odierna non è affatto l’inizio di una ‘Tech War’, una guerra sulle tecnologie, in risposta all’incostante politica tariffaria di Trump”, ha scandito la presidente della commissione per il Mercato Interno dell’Eurocamera, la verde tedesca Anna Cavazzini, “Rappresenta piuttosto l’attuazione coerente del diritto Ue. È molto facile per le aziende evitarla: devono semplicemente conformarsi al diritto europeo”.

Cavazzini ha poi ricordato come il DMA vada “a vantaggio delle piccole e medie imprese tecnologiche e dei consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico, poiché si tratta di una legge che promuove la concorrenza leale. Previene pratiche sleali che impediscono, in particolare, agli operatori più piccoli di raggiungere il loro pubblico o di accedere a determinati dati che le aziende più grandi controllano grazie al loro potere di mercato”, ha concluso.