Dopo l’esaurimento dell’offensiva nella regione di Kursk di un mese fa, l’Ucraina torna a colpire in territorio russo con un’operazione imponente e sorprendente. Questa volta, l’attacco delle forze armate di Volodymyr Zelensky è stato condotto impiegando 144 droni, che hanno raggiunto nove regioni, inclusa quella di Mosca. Stando a quanto riferito dal Cremlino, tutti i velivoli senza pilota sono stati abbattuti; nello specifico, 72 erano in volo sopra la regione di Briansk, 20 sopra quella di Mosca, 14 sopra Kursk, 13 su Tula, 8 su Belgorod, 7 su Kaluga, 5 su Voronej, 4 su Lipetsk e uno su Orel.
Un raid massiccio che ha colto di sorpresa la Russia, costringendo i principali aeroporti del Paese a cancellare o ritardare i voli. Un attacco che ha provocato l’ira del Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che ha affermato ai media russi che i droni ucraini avrebbero preso “deliberatamente di mira gli edifici residenziali” in Russia, causando la morte di una donna e il ferimento di altre tre persone, sostenendo che un blitz del genere “non può essere in alcun modo associato a operazioni militari”. Come spesso accade in tempi di guerra, l’esercito di Vladimir Putin non ha tardato a rispondere, lanciando a sua volta un attacco con droni sull’Ucraina. Secondo quanto riferito dalle autorità ucraine, Mosca avrebbe utilizzato 48 velivoli senza pilota, che hanno causato un morto.
Zelensky sferra un massiccio attacco con droni sulla Russia e spaventa il Cremlino. Peskov: “È la dimostrazione che Kiev vuole la guerra”
Una spirale d’odio che rende sempre più difficile arrivare alla conclusione delle ostilità. A lasciare poche speranze per una tregua è ancora una volta Peskov che, in un incontro con i giornalisti, commentando la massiccia operazione di Kiev in Russia, ha spiegato che questa è la prova che Mosca deve “continuare l’operazione militare” in Ucraina per “proteggersi”, aggiungendo che l’aver preso di mira edifici civili dimostra “la vera essenza del regime di Kiev”, che non esita a definire “i nostri nemici”.
Parole seguite dai fatti, con l’esercito di Putin che per tutta la giornata ha avanzato su tutte le direttrici, conquistando in poche ore la città di Krasnogorivka e i villaggi di Galytsynivka, Vodyane e Grygorivka. Una guerra che sembra destinata a durare ancora a lungo, anche perché il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha dichiarato che il Paese ha già raddoppiato la produzione di armi dall’inizio del 2024 rispetto al 2023, aggiungendo che l’obiettivo è produrre “più di un milione di droni” quest’anno.
Scholz insiste con Zelensky per arrivare a un accordo di pace, ma poi ritratta parzialmente: “Prima Putin deve ritirarsi dall’Ucraina”
In tutto questo caos, l’apertura ai negoziati con la Russia proposta dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sembra essersi molto ridimensionata. Infatti, il leader tedesco, finito al centro di feroci polemiche in tutta l’UE, ha precisato che la partecipazione di Mosca alla prossima conferenza di pace è subordinata al completo ritiro delle truppe di Putin dall’intero territorio ucraino.
Il summit, spiega Scholz, evidentemente rassegnato a un conflitto destinato a durare ancora a lungo, “naturalmente non funzionerà se la persona che dovrebbe sedersi lì (Putin, ndr) dice che intende continuare ad attaccare. In questa situazione, penso che abbiamo bisogno di ciò che è sempre importante in politica: chiarezza, fermezza e carattere. È di questo che si tratta se si vuole garantire la pace e la sicurezza in Europa. E noi non ci stancheremo di supportare l’Ucraina”, ha sottolineato Scholz, rispondendo alle critiche di chi sosteneva che si stesse preparando a scaricare Zelensky.