Nel suo giardino di casa, ad Halle, Roger Federer voleva capire quale fosse il suo stato di forma in vista di Wimbledon. La partita, sulla carta, era complessa: dall’altra parte della rete si stagliava Sasha Zverev, attuale numero 12 del ranking e futuro numero uno del tennis mondiale a detta di molti. Bene, pronti via. Servizio, dritto e volee. Servizio, risposta, rovescio e palla corta. Vincenti di dritto, mazzate di rovescio. Primo set 61 Federer. Facile, quasi imbarazzante. Vabbè, riproviamo, avrà pensato Zverev, mica questo svizzero di 36 anni, padre di 4 figli, potrà giocare a questi livelli ancora per molto. Secondo set: 63 Federer, di classe e di potenza. Pratica chiusa in 53 minuti. Un trionfo netto, quasi irriverente per la superiorità del campione di Basilea che ha alzato la nona coppa ad Halle portando a casa il quarto trofeo del 2017 dopo Australian Open, Miami e Indian Wells. Federer conosce come nessuno il suo corpo e i suoi muscoli e la decisione di saltare per intero la stagione sulla terra rossa si è rivelata quanto mai giusta. Per lui 26 match ufficiali disputati quest’anno e 24 vittorie. Impressionante.
A Londra, nel prestigioso torneo del Queen’s, si giocavano la finale il favorito Marin Cilic e lo spagnolo Feliciano Lopez, ottimo tennista che ama sia il singolo che il doppio e anche (giustamente) la vita fuori dal rettangolo di gioco. Parte bene Cilic che mette in cassaforte il primo set per 64. Poi, l’inaspettato. Lopez, classe ‘81, sale in cattedra giocando un grande tennis e lottando su ogni palla. Vince il secondo parziale per 76 e concede il bis, sempre per 76, nel terzo e decisivo set salvando anche un match point croato e chiudendo uno stupendo tie break per 10-8. Una grande vittoria che vale il primo Atp 500. Feliciano Lopez, occhi azzurri e cappellino rovesciato in testa, centra meritatamente il successo più importante della sua carriera da singolarista alla soglia dei 36 anni scalando 7 posizioni in classifica Atp, piazzandosi, da oggi, al 25esimo posto.
A Birmingham, invece, a 6 mesi dall’agguato subito in casa da un ladro che le aveva lacerato i tendini della mano e quasi la carriera, Petra Kvitova si giocava la finale contro l’australiana Barty. Ebbene, la due volte campionessa di Wimbledon, ha regalato una favola a lieto fine. Sotto nel primo set per 64, ha reagito alla grande imponendosi per 63 62 al terzo conquistando il suo ventesimo successo a livello WTA. Per lei la fine di un calvario. Mesi con la mano ingessata, poi ore infinite di riabilitazione, muovendo appena alcune dita per piccolissimi gesti. Il timore di non poter più tornare a giocare a certi livelli. Ieri, tra il verde e gli applausi, la rinascita.
Federer, Lopez e Kvitova. Tre storie, tre sicuri protagonisti a Wimbledon.