Leggenda vuole che tra i molti talenti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci sia il fiuto di sapere su chi puntare al momento giusto. A osservarla da fuori mentre si arrabatta a Palazzo Chigi non si direbbe. Tra Roma e Bruxelles, da Santanchè al cognato Lollobrigida passando per il fedele avvocato Delmastro e l’ex compagno ancora giornalista Andrea Giambruno nonché lo spericolato Donzelli la leader di Fratelli d’Italia è già entrata di diritto nell’antologia dei leader “bravi ma con troppa gente scarsa intorno” che solitamente è il preludio di una brutta fine politica. L’ultimo inciampo è a Bruxelles, con le elezioni alle porte tra due mesi e la faticosa amicizia costruita in favore delle telecamere con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che rischia di trasformarsi in una gabbia.
La rielezione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen appare sempre più difficile
Stretta nel suo complesso di inferiorità la presidente della Consiglio ha simulato un addomesticamento forzoso per piacere alla capa dei “falchi di Bruxelles” (li chiamavano così in campagna elettorale i Fratelli d’Italia, ricordate?) e accreditarsi sul piano internazionale. Ursula a Giorgia serviva per smussare la sua immagine troppo arrembante e Giorgia a von der Leyen tornava comoda per arginare la crescita del gruppo Identità e democrazia trainato da Marine Le Pen e dal decadente Salvini.
Dai giorni delle foto di Meloni e von der Leyen in elicottero sorvolando l’Emilia Romagna alluvionata è però successo di tutto. Von der Leyen non è più la donna riconosciuta come istituzione pronta a una tranquilla rielezione. A due mesi dalle elezioni la Procura europea ha aperto l’indagine sui rapporti tra l’Ue e la Pfizer per capire le modalità con cui sono stati comprati i vaccini. La presidente della Commissione è accusata di interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di SMS, corruzione e conflitto di interessi.
Meloni rischia di ritrovarsi con il cerino in mano
Manfred Weber, capo del Partito popolare europeo non vede l’ora di vendicare la presidenza sfumata in favore della sua avversaria nel 2019 e osserva sardonico da lontano. Le Pen, appoggiata dai sovranisti dell’Ue, ha intensificato i suoi attacchi. E perfino il partito di Ursula, la Cdu tedesca, sembra avere perso la pazienza per il suo lambiccare ambienti sempre più a destra. La rielezione di von der Leyen appare ogni giorno più complicata e Meloni ora rischia di rimanere con il cerino o in mano: troppo a destra per riabilitarsi al centro e troppo al centro per ricucire a destra.