Prima lo stop ai voli dall’India tranne che per quanti hanno residenza o domicilio in Italia e poi quello definitivo. Davanti al timore della variante indiana del Covid la stretta sui collegamenti è arrivata, ma la paura è che con gli ingressi registrati negli ultimi quindici giorni siano già tanti i cittadini di nazionalità indiana colpiti dalla mutazione del virus che si muovono in Italia. E visto quanto è emerso dagli accertamenti sul volo Air India AI 1123 proveniente da Delhi atterrato mercoledì sera a Fiumicino non sembrano sospetti del tutto infondati.
Volo da Delhi a Roma con 23 positivi
Quando è scattato l’allarme in India e sono arrivate le prime notizie sulla temuta variante il Governo ha iniziato a lavorare a delle contromisure. Il 25 aprile scorso il ministro della salute Roberto Speranza ha quindi firmato un provvedimento, con cui ha bloccato i voli provenienti dalla stessa India, lasciando però la possibilità di fare ingresso in Italia a quanti vi hanno la residenza oppure a persone che volevano raggiungere il domicilio, l’abitazione o la residenza dei figli minori, del coniuge o della parte di unione civile, purché avessero un tampone negativo fatto 48 ore prima della partenza e rispettassero la quarantena.
Maglie troppo larghe. Sono arrivate centinaia di persone. Larga parte dei cittadini di nazionalità indiana che si recano in Italia sono inoltre braccianti agricoli, che lavorano e vivono spesso in situazioni di estremo disagio. Difficile pensare che tali lavoratori potessero recarsi autonomamente presso le varie Asl, sottoporsi ai tamponi e rispettare la quarantena. Il 28 aprile è quindi arrivato un secondo provvedimento che blocca sostanzialmente tutti gli ingressi o quasi. Nel frattempo però è in corso una ricerca affannosa di quanti sono giunti in Italia nelle ultime settimane, per sottoporli ai tamponi e metterli in isolamento.
Ansie che sono aumentate appunto alla luce di quanto emerso sul volo di mercoledì sera, dove sono state trovate positive 23 persone su 211, tra cui due membri dell’equipaggio. Numeri alti, che fanno ipotizzare il peggio per chi è arrivato con gli altri voli e che, a differenza di quanto avvenuto con quello proveniente da Delhi, non sono stati messi nelle caserme della Ceccignola o nell’hotel Covid per la quarantena. E oggi è previsto l’arrivo di un altro aereo. “Non si può scaricare tutto sul sistema sanitario regionale”, ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato.
Ora è psicosi da variante indiana
Anche il nuovo provvedimento firmato da Speranza è inoltre considerato da più di qualcuno insufficiente. “Non c’entra la variante indiana, quanto la diffusione incontrollata del virus in India. Giustissimo chiudere i voli, ma se, come accaduto a febbraio 2020 dalla Cina, i passeggeri arrivano in Italia passando per Amsterdam, è inutile”, ha affermato ad esempio il virologo Roberto Burioni. Sulla reale pericolosità della variante indiana del Covid intanto non ci sono ancora certezze.
Preoccupato Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, il quale ha sottolineato che non sappiamo ancora se il vaccino che abbiamo dia anticorpi in grado di proteggere anche da tale mutazione del virus. “Chi arriva dall’India – ha aggiunto – deve essere messo in quarantena. Mi daranno definitivamente del liberticida, però io ho di fronte un grafico che mi spaventa. Poi magari tutto si sgonfia, però prima vediamo che si sgonfi”. A rassicurare è invece il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri: “Non necessariamente le varianti sono più aggressive