Il debito schizza nuovamente verso l’alto. A fine dicembre 2023, secondo i dati della Banca d’Italia, è salito a 2.862,8 miliardi, ben 105,3 miliardi in più rispetto all’ammontare del 2022. L’aumento del debito rispetto all’anno precedente – spiega via Nazionale – ha riflesso il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (89,2 miliardi), l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio (9,6 miliardi) e l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (6,5 miliardi, a 49,9).
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle amministrazioni centrali è cresciuto di 109,2 miliardi, a 2.778,5, mentre quello delle Amministrazioni locali si è ridotto di 3,9 miliardi, a 84,2; il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. È questa la seconda cattiva notizia piovuta ieri sul governo Meloni dopo le nuove stime di Bruxelles sulla crescita, alla luce delle quali gli obiettivi della Nadef appaiono ormai superati.
Vola solo il debito, rischio manovra correttiva
Il dossier è già sul tavolo del governo, che deve anche fare i conti con i paletti e gli effetti del nuovo Patto Ue che ci chiede un percorso di rientro del debito e del deficit più stringente. Non sono conti facili per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Un Pil più basso (+0,7% nel 2024 e +1,2% nel 2025, secondo la Ue, di gran lunga inferiori a quelli della Nadef rispettivamente +1,2% nel 2024 e +1,4% nel 2025) complica i calcoli non solo per il percorso di rientro del debito, che a dicembre torna a rialzare la testa, ma soprattutto per il deficit, da cui dipende il rischio di una manovra correttiva.
Lo stesso Giorgetti, che già a novembre apriva alla possibilità di “correggere al ribasso” la stima sul Pil 2023 (+0,8%), un mese fa a Davos faceva capire che anche il 2024 è incerto: “Se scoppia una guerra al mese sarà difficile” raddoppiare la stima di crescita. Sarà il Def ad aprile a mettere nero su bianco le nuove previsioni. Che terranno conto degli ultimi dati aggiornati dell’Istat, che il primo marzo diffonderà il dato definitivo sul Pil 2023 che, chiuso a +0,7%, lascia al 2024 un’eredità di appena lo 0,1%. Bruxelles deciderà a fine giugno sull’avvio delle procedure per deficit eccessivo. E sui conti dell’Italia aleggia lo spettro della manovra correttiva.