“Vogliamo evitare l’escalation”. Tajani non convince il M5S

Sul Medio Oriente, Tajani rivendica l'opera diplomatica dell'Italia. Ma per Fratoianni "le parole non bastano più".

“Vogliamo evitare l’escalation”. Tajani non convince il M5S

Davanti all’intero Medio Oriente sul punto di esplodere, l’Italia sta “continuando a lavorare per scongiurare un’estensione del conflitto, specie alla luce degli ultimi eventi”. Inizia così il question time del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha fatto il punto sulle iniziative di pace intraprese dal governo italiano. Il leader di Forza Italia ha spiegato di aver “parlato al telefono anche con i ministri israeliano e libanese” invitandoli “alla moderazione” perché “non vogliamo assolutamente che il Medio Oriente piombi in una guerra aperta che non è nell’interesse dei popoli della regione né di nessun altro”.

Sul Medio Oriente, Tajani rivendica l’opera diplomatica dell’Italia. Ma per Fratoianni “le parole non bastano più”

Incalzato dalle opposizioni, Tajani ha spiegato che “dal 7 ottobre il Governo è impegnato a 360 gradi per favorire una de-escalation, con contatti politici a tutti i livelli”, mentre “sul conflitto a Gaza continuiamo a sostenere, anche come Presidenza del G7, l’accordo in tre fasi delineato dal Presidente Joe Biden”. A preoccupare, però, è il rischio di escalation “tra Israele e Libano”, per il quale “continuiamo a intervenire sulle parti, invocando moderazione e soluzioni diplomatiche” ben consci che “Israele ha il diritto di difendersi, ma non deve cadere nelle provocazioni degli Hezbollah”. Tajani ha poi spiegato nel dettaglio l’impegno umanitario messo in campo dall’Italia in favore dei palestinesi.

Medio Oriente, la replica di Fratoianni

Se con queste parole il vicepremier sperava di mettere un freno alle polemiche, allora deve essere rimasto deluso. Questo perché a replicare è stato Nicola Fratoianni, cofondatore di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha tuonato: “Signor Ministro, glielo dico sinceramente: non intendo mettere in discussione l’attenzione umanitaria sua e del nostro Governo. Oggi non è occasione di sterile polemica, ma le sue parole non bastano più perché siamo di fronte all’ennesimo salto di qualità”. Qualche giorno fa, “tutti i giornali hanno riportato la notizia che a Roma i servizi di intelligence dei vari Paesi (Israele, Qatar e altri) si riunivano per cercare di definire i dettagli di un accordo di tregua a Gaza. Questo accordo prevede un interlocutore e in questo caso è Hamas. Se il Governo israeliano uccide il leader di Hamas con un missile lanciato a Teheran, il giorno successivo all’insediamento del nuovo Presidente, quella scelta ha un obiettivo preciso: chiudere la saracinesca a ogni ipotesi di pace a Gaza”.

Secondo Fratoianni l’unica risposta adeguata del governo italiano sarebbe quella di riconoscere subito “lo Stato palestinese” e che, insieme alla comunità internazionale, si dica chiaramente “al Governo di estrema destra del criminale di guerra Benjamin Netanyahu che è l’ora di farla finita e che, se non la fa finita, ci saranno conseguenze diplomatiche e commerciali, che si mette in discussione l’accordo di associazione UE-Israele perché l’articolo 2 di quell’accordo prevede che esso debba essere sospeso in caso di grave violazione dei diritti umani”.

M5S chiede un’informativa al ministro sul caos in Medio Oriente

Che le parole del ministro non abbiano convinto granché, lo hanno fatto capire i capigruppo M5S nelle Commissioni Esteri di Camera e Senato, il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi e il senatore Bruno Marton, che hanno fatto notare come “con l’attacco a Beirut contro il numero due di Hezbollah e il raid a Teheran contro il leader di Hamas, Netanyahu si è mostrato sordo a ogni invito alla moderazione. Al contrario, ha alzato il tiro con azioni che affossano il negoziato su Gaza e allontanano la pace provocando un’ulteriore prevedibile escalation in Medio Oriente”.

Un allargamento del conflitto “di cui pagheranno le conseguenze le popolazioni locali – palestinesi, libanesi e gli stessi israeliani – e che mette a rischio i nostri oltre mille soldati di Unifil schierati in Libano. Per questo abbiamo chiesto al ministro Tajani di venire urgentemente in Parlamento per riferire sulla drammatica evoluzione della situazione in Medio Oriente”. Un invito che è stato subito accolto dal vicepremier che ha annunciato un’informativa alla Camera che dovrebbe svolgersi martedì prossimo.