Il lupo perde il pelo ma non il vizio, anzi il VI-tali-ZIO. Per la prima volta in seduta pubblica al Senato si è parlato proprio dei vitalizi. Ma invece di riunire il Consiglio di presidenza per decidere come neutralizzare gli effetti della doppia sentenza che ha restituito l’assegno all’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, aprendo le porte al ripristino anche per tutti gli altri ex senatori condannati, Palazzo Madama ha scelto di approvare tutte e tre le mozioni sui vitalizi.
Pensioni ai condannati: a Palazzo Madama mozioni farsa di Lega e FI
Pure quelle di Lega e Forza Italia che con i voti dei loro esponenti della commissione Contenziosa e nel Consiglio di garanzia sono stati decisivi per restituire l’assegno a Formigoni & C. “Intervengo per evidenziare come le mozioni presentate contro il ripristino dei vitalizi per i parlamentari condannati, non colgano la sostanza del problema – ha accusato il senatore M5S, Primo Di Nicola -. E cioè che con la decisione presa è come se al Senato si fosse consumato una specie di golpe. Anzi un autogolpe. Con un conflitto di poteri tra organi interni che non ha precedenti nella storia della Repubblica”.
Non solo. “In materia di autodichia, la Commissione Contenziosa vale come è noto come un tribunale – ha aggiunto Di Nicola -. Ebbene la sentenza con la quale ha deciso di restituire il vitalizio al senatore Formigoni non si è limitata a giudicare su un caso specifico, ma ha addirittura proceduto ad annullare una delibera del Consiglio di presidenza. Per questo, credo ci siano i margini doverosi affinché il Senato sollevi di fronte alla Corte Costituzionale un conflitto di attribuzione”.
Il lupo perde il pelo ma non il vitalizio
Oltre a quella del centrodestra, Palazzo Madama ha approvato anche le mozioni di M5S, Pd e Leu, e quella di Italia Viva. Ciascun gruppo ha votato la propria mozione astenendosi sulle altre così da farle approvare tutte. Nello specifico il testo firmato dall’ex maggioranza giallorossa chiede che gli uffici competenti del Senato studino le soluzioni per applicare la Legge Severino in modo da revocare il vitalizio ai condannati. La mozione del centrodestra chiede invece di “rivalutare” la direttiva del Senato del 2015 che toglieva i vitalizi agli ex senatori condannati. Infine la mozione di Italia Viva impegna gli organi del Senato “ad adottare tutte le opportune determinazioni, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità”. Non sono mancati momenti di tensione.
Durante le dichiarazioni di voto i 5S hanno alzato cartelli con la scritta “Stop vitalizi” gridando “Vergogna, vergogna“. Aveva appena finito di parlare la senatrice Paola Taverna: “Il Senato non è una scatoletta di tonno è un bunker antiatomico che resiste a tutto, e non bastano 8 anni per cambiare le cose, ma forse 20 anni”, ha tagliato corto. E sul caso dell’ex presidente della Lombardia, condannato per corruzione, ha aggiunto: “Dove sta la disciplina e l’onore nell’aver rubato i soldi della sanità pubblica per pagarsi vacanze in luoghi da sogno?”.
Giacomo Caliendo (Forza Italia), presidente della Contenziosa che ha restituito il vitalizio al Celeste, non ha votato nessuna mozione: “Siamo davvero fuori dalla realtà se qualcuno ritenesse che una decisione giurisdizionale debba essere presa sulla spinta di pulsioni popolari”. Per motivare la restituzione del vitalizio a Formigoni, il collegio da lui presieduto ha paragonato il ricco privilegio al reddito di cittadinanza. A proposito, chissà quali pulsioni popolari avrà scatenato il “suo” verdetto…