per lui 6.939 euro netti al mese maturati dopo 38 anni passati tra Camera e Senato. Ma la pletora degli ex a quota 6.939 è molto più lunga: ritroviamo tra gli altri anche Filippo Berselli (otto legislature dal Msi ad Alleanza Nazionale al Pdl), Antonio Del Pennino (nove legislature), Alfredo Biondi (33 anni in Parlamento e tre volte ministro) e Carlo Vizzini (otto legislature e quattro volte ministro).
Fronte bipartisan – Esattamente come alla Camera, anche al Senato, non c’è colore politico che tenga. E così nella lunghissima sfilza di ex senatori che saranno graziati anche nel caso in cui venisse approvata la delibera-mannaia, troviamo tanto l’ex missino Domenico Nania (26 anni passati in Parlamento) quanto una lunga schiera di uomini d i sinistra, a cominciare da Achille Occhetto (6.583 euro netti al mese per l’ultimo segretario del Partito Comunista) e l’ex esponente della Democrazia Proletaria (poi finito dentro il Pd) Edo Ronchi, che potrà continuare ad intascare la sua pensione da 6.369 euro. Senza dimenticare, ovviamente, i moderati di una vita: da Franco Marini (6.457 euro netti al mese per l’ex presidente del Senato e ministro del Lavoro, sei legislature tra Palazzo Madama e Montecitorio) a Francesco Rutelli (6.408 euro per il due volte ministro, cinque volte deputato e una senatore). Mancheranno i leghisti? Niente affatto. Nella lunga sfilza di nomi spunta, tra gli altri, pure l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli: 6.438 euro netti al mese dopo aver trascorso due legislature alla Camera dei Deputati e quattro al Senato. Un discorso a parte merita Clemente Mastella: otto legislature alle spalle, è entrato la prima volta alla Camera nel 1976: un cursus honorum che assicura, anche a lui, di mantenere intatta la pensione da 6.939 euro. Non si può, infine, dimenticare Emma Bonino per la quale il vitalizio, essendo stata rieletta il 4 marzo, è ora sospeso. Ma terminata la legislatura, se non dovesse più ricandidarsi, anche qualora la delibera sul taglio alle pensioni dovesse essere approvata, la Bonino potrà dormire sonni tranquilli: nessuno toccherà i suoi 6.715 euro netti mensili. Lauto riconoscimento dopo otto legislature tra Camera e Senato.