Ieri doveva toccare a Elsa Fornero, ma se ne riparlerà mercoledì prossimo. Anche lei sarà “audita” come esperta dalla commissione Affari costituzionali del Senato sulla proposta di legge Richetti che – nelle intenzioni – doveva tagliare i vitalizi degli ex parlamentari, maturati prima della riforma del 2012. Ma che è destinata a rimanere lettera morta.
Eppure la sfilata di presidenti emeriti della Corte Costituzionale, professori di diritto, consiglieri della Corte dei Conti e chi più ne ha più ne metta non si è fermata, anzi. Va avanti dal 19 settembre. A leggere i testi delle audizioni “informali”, alcuni pubblicati in Rete, c’è tutto e il contrario di tutto. Con dei paradossi. Un esempio? Nell’elenco figurano pure quelli che incassano l’assegno, tipo Antonello Falomi (presidente dell’Associazione ex parlamentari con un vitalizio da 4.852 euro netti al mese) e Felice Besostri, l’avvocato “affossatore” delle leggi elettorali che da ex senatore dei Ds prende 2.381 euro netti. Il primo ha da subito bollato la “Richetti” come “propaganda elettorale”, il secondo davanti a Salvatore Torrisi (Ap) e colleghi ha detto che “l’unica fonte, per discipline aventi effetti sfavorevoli anche patrimoniali, non può che essere la legge”.
Di parere opposto Giuseppe Tesauro. “Qualora si sottraesse alle presidenze delle Camere la competenza a disciplinare in materia di vitalizi e di pensioni – ha spiegato il presidente emerito della Corte Costituzionale – si introdurrebbero pesanti limiti alla loro potestà normativa sulle garanzie dei parlamentari”. Ecco, l’andazzo è questo.
Twitter: @GiorgioVelardi