Nella guerra dichiarata da Luigi Di Maio al vitalizio, il Movimento 5 Stelle ha già vinto la prima battaglia degli Uffici di presidenza. Dispiegando le proprie truppe parlamentari nei ruoli chiave degli organi di vertice di Camera (7 componenti su 17) e Senato (6 su 16). Le stanze dei bottoni, insomma, all’interno delle quali, con una semplice delibera, è possibile riscrivere i regolamenti che disciplinano importi, metodo di calcolo e età pensionabile degli assegni previdenziali di ex deputati e senatori.
C’è un giudice a Palazzo – Ma per vincere la guerra contro il privilegio più odiato dagli italiani potrebbe non bastare. C’è un altro ostacolo da superare per spianare la strada al superamento non solo dei vitalizi ma, più in generale, di ogni privilegio parlamentare: il controllo dei tribunali interni di Camera e Senato deputati a decidere sui ricorsi presentati dagli ex parlamentari. Che, come facile prevedere, pioveranno a centinaia una volta sforbiciati i loro ricchi assegni pensionistici. Si tratta di veri e propri organi giurisdizionali emanazione della cosiddetta autodichia, vale a dire la prerogativa riconosciuta alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica di salvaguardare la propria autonomia da qualsiasi ingerenza dei poteri esterni. Se gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama deliberassero il ricalcolo contributivo di tutti i vitalizi in essere, ricorrendo ai giudici interni, gli ex parlamentari potrebbero di fatto vanificare la decisione qualora le proprie istanze fossero accolte.
Tutta un’altra partita – Insomma, una questione tutt’altro che di poco conto. Di fatto rimessa nelle mani di organismi deputati alla risoluzione delle liti interne sui quali, non a caso, erano stati in passato avanzati seri dubbi di costituzionalità in relazione all’articolo 118 della Carta che fa espresso divieto di istituire “giudici straordinari o giudici speciali”. Dubbi superati, però, da una sentenza della Consulta che ha riconosciuto la giurisdizione interna alle due Camere compatibile con i principi della Costituzione, trattandosi di organi del potere sovrano dello Stato in posizione di assoluta autonomia e indipendenza. A Palazzo Madama il giudice in questione è la Commissione contenziosa, contro le cui decisioni è possibile appellarsi al Consiglio di garanzia. Organi di primo e secondo grado competenti a risolvere non solo i ricorsi proposti dagli ex senatori ma anche dai dipendenti del Senato. Che, invece, alla Camera, possono rivolgersi all’apposita Commissione giurisdizionale per il personale. Quanto ai ricorsi degli ex deputati, a Montecitorio l’organismo competente è, in primo grado, il Consiglio di giurisdizione e, in seconda istanza, il Collegio d’appello. Nella XVII legislatura, quella in corso, solo alla Camera, sono stati proposti una trentina di ricorsi riguardanti la materia dei vitalizi. Spesso respinti in primo grado, ma in qualche caso accolti in appello. Per questo, le delibere degli Uffici di presidenza di Camera e Senato potrebbero non bastare. E’ necessario presidiare anche gli organi giurisdizionali interni del Parlamento per assicurarsi che, una volta approvate le delibere che riformano i regolamenti – non solo sui vitalizi ma anche, per esempio, in caso di sforbiciate ai maxi stipendi degli alti funzionari parlamentari – le decisioni non siano scardinate dai tribunali di Montecitorio e Palazzo Madama. Ai quali i 5 Stelle si preparano a dare l’assalto.
Tw: @Antonio_Pitoni