di Clemente Pistilli
Il tempo per qualche partita a briscola o a bocce è ancora lontano per Visco. Il Tar del Lazio ha deciso: sospeso il provvedimento con cui il rettore dell’Università La Sapienza di Roma aveva disposto che, dal 1 luglio, l’ex ministro andasse in pensione. A “Mister tasse”, dopo un quarto di secolo trascorso in Parlamento, è rimasta soltanto la poltrona di ordinario di Scienza delle finanze presso la facoltà di Giurisprudenza allo “Studium Urbis”. Quando ha ricevuto le prime comunicazioni sul collocamento a riposo ha subito dato battaglia e, vistasi recapitare il 21 giugno scorso la comunicazione con cui il rettore Luigi Frati gli imponeva di fare fagotto, ha bussato alla porta del Tar. Subito il presidente della III sezione del Tribunale amministrativo del Lazio ha bloccato il provvedimento, nell’attesa di discutere del caso in aula. Ascoltate le ragioni dell’uomo che da una vita si è data la mission di combattere l’evasione fiscale, quelle dell’Università “La Sapienza” e del Ministero dell’Istruzione retto dalla scienziata Maria Chiara Carrozza, i giudici Franco Bianchi, Francesco Brandileone e Ivo Correale hanno deciso di sospendere l’atto impugnato, lasciando Vincenzo Visco al suo posto. Il 71enne, che nel 2008 non si era ricandidato dicendo “largo ai giovani”, può tirare un sospiro di sollievo: la poltrona al momento è salva e la carriera accademica iniziata 44 anni fa può andare avanti. Il motivo? Visto che nonè stato ancora adottato “il provvedimento formale di collocazione a riposo”, per il Tar vi sono i presupposti per bloccare il pensionamento. Il riposo per Visco può attendere e i giovani a cui voleva fare largo pure.