Ben 44 agenti della Polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono stati indagati dalla Procura della stessa città, guidata da Maria Antonietta Troncone, con l’ipotesi di tortura, violenza privata e abuso di autorità in relazione alla rivolta che si verificò nel penitenziario il 6 aprile scorso. Tra gli indagati compare anche il comandante, Gaetano Manganelli.
A far scattare la denuncia, culminato oggi con la notifica delle informazioni di garanzie e il sequestro dei cellulari degli agenti indagati, era stato, nei giorni successivi alla rivolta, il garante dei detenuti per la Campania, Samuele Ciambriello, raccogliendo i racconti e le foto fornite dai familiari di alcuni detenuti a loro dire pestati durante la rivolta. Denunce raccolte, nei giorni successivi, anche dai legali dell’Associazione Antigone.
La protesta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere iniziò il 5 aprile, quando tra i detenuti del reparto Nilo si diffuse la notizia di un detenuto, addetti alla distribuzione della spesa, contagiato dal Covid-19. La notizia alimentò le proteste dei detenuti e 150 di loro, dei 400 ospitati nel carcere, arrivarono a barricarsi in una delle sezioni chiedendo la distribuzione di igienizzanti, maschere e guanti.