di Alessandro Barcella
La lotta di Regione Lombardia alla violenza sulle donne? Inadeguata e fatta di provvedimenti del tutto inadatti. E’ la pesante accusa che la segreteria lombarda della Cgil rivolge alla Giunta guidata dal governatore Roberto Maroni.
Ieri si è infatti tenuto un incontro tra le organizzazioni sindacali e l’assessore alla Famiglia, alla Solidarietà sociale e al Volontariato della Regione Lombardia Maria Cristina Cantù. Nel corso dell’incontro è stata illustrata la delibera di Giunta n. 116 che contiene tra l’altro una serie di misure rivolte alle donne vittime di violenza maschile e che si sostanziano nel finanziamento di voucher e buoni di vario tipo. Misure economiche che secondo i sindacati non rappresenterebbero che i classici “pannicelli caldi”, soluzioni temporanee e inadeguate allo scopo.
“Il tema della violenza maschile sulle donne va affrontato in maniera organica, con un intervento congiunto di vari assessorati sia per la prevenzione sia per l’aiuto alle vittime e non a spot” accusano gli esponenti della Cgil regionale. Voucher e buoni sono strumenti del tutto inadatti allo scopo. La precedente legislatura regionale aveva votato una legge sulla violenza contro le donne, che nel frattempo non ha avuto nessun seguito concreto. E’ vero che gli stanziamenti risultano a tutt’oggi inutilizzati. Ma occorre comunque ripartire da lì per affrontare il problema”.
I numeri di una “strage”
Secondo gli ultimi dati Istat sono circa 7 milioni le donne italiane tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza sessuale o fisica durante la propria vita, 6 milioni delle quali vittime di tentati o compiuti stupri. Una dato nazionale che si riflette anche sul territorio lombardo, nell’analisi delle denunce presentate alle procure regionali. E qui il dato diventa drammaticamente indicativo di una tendenza: violenti e stalker sembrano avere vita facile. E’ la casa delle donne maltrattate di Milano (Cadmi) a raccontare come nel solo 2012 di 1.545 iscrizioni nel registro degli indagati per denunce di maltrattamento in famiglia ben 1.032 siano state oggetto di richiesta di archiviazione da parte dei Pm della procura di Milano. Quasi il 70% delle violenze segnalate dalle donne seguite dall’associazione hanno avuto luogo tra le mura domestiche, coinvolgendo per più della metà dei casi donne tra i 28 e i 47 anni. I sindacati chiedono che la Regione Lombardia coinvolga maggiormente i numerosi centri antiviolenza sul territorio (21 di cui 8 nel milanese), tagliando i finanziamenti a strutture improvvisate che sempre più numerose sembrano spuntare. Il provvedimento regionale pone infine la necessità di rimodulare la distribuzione territoriale dei centri prospettando inoltre la creazione di nuove case rifugio, per un intervento complessivo stimabile in 12 milioni di euro annui.
La Notizia ha contattato l’assessore Cantù per consentirle di ribattere alle gravi denunce del sindacato. In cambio ha però ottenuto solo un’affermazione piuttosto generica: “Queste considerazioni saranno smentite dai fatti” è stato il laconico commento dell’amministratrice lombarda.