Stop alla maxi multa inflitta a febbraio alla Rai accusata dall’Agcom di gravi violazioni dei principi del pluralismo in tv. Il presidente della sezione Terza Ter del Tar del Lazio, Giampiero Lo Presti, ha sospeso con un decreto la delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, gli atti collegati e la sanzione da un milione e mezzo di euro, impugnati da viale Mazzini con un ricorso contro l’Authority e nei confronti del Movimento 5 Stelle e dei Verdi. Per il giudice Lo Presti “sussistono i requisiti di estrema gravità e urgenza anche in considerazione della natura e dell’entità degli adempimenti la cui esecuzione viene posta a carico della Rai entro il termine di 30 giorni”. Tutto congelato dunque nell’attesa, coronavirus permettendo, che il 15 aprile il ricorso venga discusso in aula. E solo in quel momento, sentite le parti, il Tar deciderà se confermare la sospensione degli atti impugnati dalla Rai.
LE CONTESTAZIONI. Secondo l’Agcom viale Mazzini non avrebbe appunto rispettato i principi del pluralismo tv e l’azienda è stata diffidata a eliminare immediatamente, alla luce del contratto di servizio 2018-2022, le violazioni e gli effetti delle infrazioni accertate. Più nello specifico, l’Authority ha chiesto alla Rai di adottare “strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di informazioni non veritiere o incomplete, anche attraverso il coordinamento organizzativo, della responsabilità editoriale intesa ad assicurare lo sviluppo del senso critico, civile ed etico nella collettività nazionale”. Chieste inoltre “misure finalizzate a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente ai principi di imparzialità, indipendenza e pluralismo”. L’Agcom ha chiesto infine un sistema di rilevazione e monitoraggio della programmazione, che consenta di misurare il rispetto dei principi di imparzialità, indipendenza e pluralismo.
PENTASTELLATI OSCURATI. Negli accertamenti svolti, l’Agcom ha rilevato che, tra l’agosto 2019 e lo scorso mese di gennaio, vi è stata “una costante, reiterata e sistematica sotto-rappresentazione della prima forza politica presente in Parlamento”. Ovvero del Movimento 5 Stelle. Dando ai pentastellati il 19,99% del tempo di parola a fronte di una rappresentanza pari al 32,8% alla Camera e al 31,1% al Senato. Tutto mentre il secondo e il terzo gruppo parlamentare, Lega e Partito democratico, hanno registrato un tempo di parola sui notiziari Rai pari rispettivamente al 20,48% e al 23,15% del totale di tempo di parola dei soggetti politici. Stessa situazione nei programmi di approfondimento della tv pubblica. Scelte che hanno avuto come vittime anche le minoranze politiche. Sia quelle rappresentate in Parlamento, come +Europa, che le altre, come i Verdi.
LE ALTRE ACCUSE. L’Authority presieduta da Angelo Marcello Cardani (nella foto) ha contestato infine diverse violazioni al Tg2, partendo dall’“asserito fallimento del modello svedese di accoglienza degli immigrati e di multiculturalismo”, che aveva portato l’Ambasciata di Svezia a stigmatizzare “la natura parziale e incompleta delle informazioni ivi riportate”. E ha contestato il Tgr Emilia Romagna per il servizio sui nostalgici a Predappio per la commemorazione della morte di Benito Mussolini. Con alcune dichiarazioni “al limite dell’apologia del fascismo”.