Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ci sta. E, con una lettera, chiede al premier Giuseppe Conte di valutare “la possibilità di assumere un’iniziativa forte ed unitaria che si traduca, nelle forme più opportune, nel ritenere irricevibile la richiesta e di conseguenza astenersi dal fornire un riscontro” ai rilievi dei sei Rapporteurs con i quali le Nazioni Unite, guidate da Antònio Guterres (nella foto), accusano l’Italia di violazione dei diritti umani per i contenuti dei Decreti Sicurezza.
Nella missiva, inviata per conoscenza anche al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, Salvini parla anche di “pretestuosità e incoerenza delle argomentazioni” addotte dall’Onu. Argomentazioni “ulteriormente biasimevoli” per il fatto che “in essa ci si spinge a muovere censure”, persino “nei confronti del cosiddetto Decreto Sicurezza bis, all’epoca ancora in fase di elaborazione” e quindi non ancora sottoposto all’esame del Consiglio dei ministri.
Ma non finisce qui. Il vicepremier punta il dito anche contro la “scorrettezza procedurale” riscontrata nella modalità di comunicazione del testo della lettera, diffuso dalla stampa prima che pervenisse ai destinatari istituzionali: “Sin troppo evidente appare come si sia in presenza di un’indebita ingerenza nell’attività politica e normativa del nostro Governo, originata da preconcette impostazioni ideologiche e dalla vicinanza a posizioni care ad ambienti e realtà insofferenti al nuovo corso impresso alle politiche migratorie nazionali”.
Salvini definisce poi “non accettabile” il giudizio “su asserite violazioni dei diritti umani quando proprio il nostro Paese ha esercitato una fortissima azione per un concreto impegno di tutte le Agenzie dell’Onu in Libia”. Un impegno, peraltro, concretizzatosi anche “nelle progettualità portate avanti nel settore della capacity building, del sostegno al tessuto sociale e municipale libico, e nel’attivazione di specifici corridoi umanitari verso l’Italia”.