di Marco Castoro
Parafrasando Nanni Moretti in Aprile su D’Alema si potrebbe suggerire oggi al cda Rai di dire qualcosa di destra, visto che la maggioranza è tornata filo berlusconiana, dopo che Rodolfo De Laurentiis ha deciso di vendicarsi di Casini perché non l’ha candidato alle elezioni. L’occasione politica è ghiotta e servita dal giudice del lavoro su un piatto d’argento: c’è il caso di Mauro Mazza che va reintegrato a Raiuno. Quale segnale migliore per far capire come sia cambiato il vento. L’asse Verro-Todini potrebbe sollevare la questione e si potrebbe intavolare una trattativa. Mazza è il grimaldello per scassinare la cassaforte. I riporti aziendali Rai che possono essere equiparati alla direzione di Raiuno sono il Tg1, l’ad di RaiCinema e RaiFiction. Difficile pensare che Mazza possa essere dirottato su certi lidi. Tuttavia la soluzione Raisport potrebbe essere la via di uscita dall’ingorgo. L’ordinanza ha un’esecuzione immediata che va attuata prima del ricorso. Chissà se oggi si affronterà l’argomento, seppure all’ordine del giorno ci siano i palinsesti autunnali.
Harakiri Pd
Nemmeno quando vince le elezioni il Pd riesce a far la voce grossa in Rai. All’interno del cda la scelta di Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi si può etichettare come un vero fallimento. Non solo i due non hanno mai toccato palla, ma quando hanno avuto l’opportunità per scendere in campo sono rimasti in panchina. Chi li ha scelti si è già mangiato i gomiti.
Il pressing di Minoli
Intanto però il dg Luigi Gubitosi, in un’intervista a Panorama, ha messo l’accento sulle i per quanto riguarda il caso Minoli. «Ha un contratto molto oneroso per la Rai, di 2.499 milioni in tre anni – ha detto Gubitosi – Inoltre si è tenuto alcuni diritti del programma: restano alla Rai per dieci anni e poi tornano a lui. Gli è stato proposto un contratto come autore, senza la struttura di Rai 150, ma lui voleva conservare la squadra (circa 70 persone) e il ruolo. Per questo mi ha fatto martellare da chiunque, ogni politico che incontro mi dice che Minoli è andato a farsi raccomandare. A fine anno abbiamo rinnovato una convenzione con la presidenza del Consiglio e ci siamo ritrovati, a nostra insaputa, anche l’indicazione di Giovanni Minoli come consulente. Meno male che se ne è accorta la presidente Anna Maria Tarantola».
L’Usigrai contro Verro
Secca presa di posizione del sindacato dei giornalisti Rai contro il consigliere Antonio Verro che aveva contestato come in tempi di spending review siano ancora necessarie 20 sedi regionali e se non siano troppi quattordici canali e tredici testate. Ebbene, l’Usigrai ha replicato con un lapidario: «La Rai ha bisogno del rilancio, non di ridimensionamenti».