I soldi erano stati stanziati. Un totale di 6 milioni di euro, spalmati su due anni, messi a disposizione dei consumatori beffati da cancellazioni legate a crisi, o fallimenti, favoriti dal Covid-19. Era prevista l’emissione di un buono per evitare che l’utente ci rimettesse (leggi l’articolo), avendo acquistato un biglietto di treno o di aereo, ma anche di una prenotazione in una struttura ricettiva, senza usufruire del servizio. Peccato che, per la disattenzione dei ministri interessati, sono andati in fumo 5 milioni, la parte più consistente.
BELLA MOSSA! La responsabilità? Della triade formata da Dario Franceschini, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli, titolari dei Ministeri (Beni culturali e turismo, Economia e finanze, Infrastrutture e trasporti), che entro dicembre 2020 avrebbero dovuto occuparsi degli appositi decreti. Ma non lo hanno fatto. E chi è arrivato dopo nei rispettivi dicasteri, si è limitato a prendere atto della mancanza. Nel decreto Rilancio, del governo Conte bis, era previsto un fondo di 5 milioni per il 2020 e un ulteriore milione per il 2021, che aveva lo scopo di ristorare chi aveva dovuto rinunciare a un viaggio o aveva visto negata la possibilità di alloggio in albergo, a causa dello scoppio della pandemia.
Il voucher doveva essere impiegato entro un anno e mezzo, presso qualsiasi altra struttura ricettiva o società di trasporti. Tutto semplice. Solo che “i criteri e le modalità di attuazione” della legge spettavano entro sei mesi (quindi non oltre il 19 novembre del 2020) ai ministri coinvolti. Questo non è avvenuto nei tempi previsti. Nel frattempo, è caduto il Conte bis e si è insediato il governo Draghi, così il dossier è passato nelle mani del leghista Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, di Daniele Franco, numero uno al Mef e fedelissimo di Draghi, ed Enrico Giovannini, a capo del ministero delle Infrastrutture. Ma anche questa nuova terna se l’è presa con comodo, lasciando trascorrere altri mesi.
Il testo è stato dunque emanato soltanto lo scorso 10 settembre, ma l’amara sorpresa per i consumatori è stata ufficializzata il 15 novembre in Gazzetta ufficiale: le risorse pari a 5 milioni di euro “non risultano disponibili, in quanto non tempestivamente impegnate entro il 31 dicembre 2020, termine di chiusura dell’esercizio finanziario”.
Franceschini & Co. non ci hanno pensato, ma pure i successori hanno affrontato la vicenda con un’alzata di spalle, senza che sia stata almeno presa in considerazione una strategia per prevedere comunque quei ristori con nuove coperture. Alla fine, quindi, quei soldi sono andati perduti, come lacrime nella pioggia. Le lacrime dei consumatori.