La farfalla (ma sarebbe meglio dire il Boeing 747) ha sbattuto le ali ai piani alti del quotidiano Repubblica in largo Fochetti e in viale Mazzini si è scatenata la tempesta. Ieri infatti è stata una giornata “calda” per il mondo del giornalismo italiano, con l’addio alla direzione del quotidiano da parte di Maurizio Molinari e le contestuali dimissioni dalla presidenza del gruppo Gedi di John Elkann.
Sulla poltrona che è stata di Molinari, da domani siederà Mario Orfeo, fino a ieri mattina direttore (in scadenza) del Tg3 (da qui il riverbero sulle vicende Rai), che proprio da Repubblica aveva iniziato la sua carriera per poi passare al Messaggero e quindi alla Rai, dove ha diretto tutto: Tg2, Tg1 e Tg3. Un uomo ritenuto abilissimo nelle relazioni, è stato anche direttore generale di viale Mazzini.
Lo sciopero fatale per Molinari
Fatale per Molinari, secondo quanto risulta a La Notizia, lo sciopero proclamato dai giornalisti di Repubblica durante la Tech Week, l’evento sull’intelligenza artificiale a cui Elkann teneva particolarmente. Un’agitazione proclamata dal Cdr del quotidiano per le pesanti ingerenze del settore pubblicitario nel lavoro giornalistico. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, visto che i rapporti tra la redazione e Molinari erano ai ferri corti da molti mesi.
Da quando cioè l’ormai ex direttore impose di mandare al macero 100mila copie già stampate dell’inserto Affari & Finanza, a causa di un articolo sgradito ai piani alti. E anche la linea apertamente filo-israeliana impressa al quotidiano era stata contestata dai giornalisti, che infatti lo avevano più volte sfiduciato. Poi sono arrivati i due giorni di sciopero che hanno mandato su tutte le furie Elkann. E ciao. Orfeo, secondo voci interne del giornale, viene considerato da Jacky l’uomo giusto per riportare serenità in un ambiente che sereno non è da tempo.
Caccia alla poltrona del Tg3
L’addio di Orfeo al Tg3, naturalmente, piomba come una bomba sullo scontro politico in atto sulla governace Rai. La direzione del Tg3, storicamente appannaggio del Partito Democratico, è già terreno di scontro. I dem temono infatti che Giuseppe Conte possa “scambiarla” con il via libera alla nomina di Simona Agnes alla presidenza Rai, in sede di Commissione di Vigilanza, dove la maggioranza non ha i voti per la ratifica della nomina.
Se così fosse, ma è ancora tutto da dimostrare, il Pd si ritroverebbe per la prima volta senza un direttore di riferimento in Rai. Dal canto suo, il Movimento ha sempre sostenuto, insieme ad Avs, che l’opposizione alle nomine di Meloni si sarebbe fatta in Vigilanza e che Agnes non era quel nome di garanzia richiesto in tempi non sospetti. E che quindi non l’avrebbe votata.
Secondo i patti, in Commissione, quello che fu il campo largo non avrebbe partecipato alle votazioni, ritenendo più importante riscrivere prima le norme di gestione del servizio pubblico delle nomine. Un accordo che, come tutte le vicende che riguardano viale Mazzini, potrebbe non reggere. E che, se si rompesse, avrebbe sicuramente delle ripercussioni sulle alleanze elettorali. Un domino insomma.
Il poker di nomi per il Tg
Intanto per la sostituzione di Orfeo circolano già quattro nomi (in Rai, in fatto di poltrone non si perde tempo): Senio Bonini (vicedirettore del Tg1), Giuseppe Carboni (ex direttore del Tg1, oggi è Direttore di Rai Parlamento), Simona Sala (direttrice di Rai Radio 2) e Angela Mariella (già direttrice di Rai Isoradio). Con i primi due candidati dati in pole position, data la vicinanza ai Cinque Stelle.