I capi di Stato e di Governo dell’Unione europea hanno dato il via libera alla concessione di status di Paese candidato a Ucraina e Moldavia. “È un buon giorno per l’Europa” ha commentato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensly. Ma non si può certo dire che sia filato tutto liscio.
I capi di Stato e di Governo dell’Ue hanno dato il via libera alla concessione di status di Paese candidato a Ucraina e Moldavia
Infatti al Consiglio è scoppiato il caso dei Balcani occidentali: “è una brutta pagina”, aveva tagliato corto l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. E dunque si è discusso per ore, per garantire comunque una prospettiva ai vicini più vicini. Ma alla fine è arrivato il sì per Ucraina e Moldavia.
Certo è che mentre a Bruxelles si discuteva in Ucraina, come ha spiegato il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo dell’esercito ucraino, “il prezzo della libertà è alto. è molto difficile per noi, perché il vantaggio di fuoco è dalla parte del nemico. Nonostante tutto, teniamo duro”.
C’è da dire anche che da Mosca non arrivano ancora notizie di spiragli neanche per una tregua. Anzi. Un piano di pace potrà essere redatto solo dopo che Kiev avrà soddisfatto tutte le richieste della Russia, fanno sapere dal Cremlino. Così dopo 120 giorni di guerra, con un conflitto che continua a infuriare lungo un fronte di oltre mille chilometri, da Kharkiv a Kherson, e le nuove armi pesanti americane in arrivo in Ucraina il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov gela ogni speranza di tregua.
Nessuna trattativa all’orizzonte per fermare anche temporaneamente i combattimenti, mentre le diplomazie continuano a lavorare per negoziare i corridoi del grano nel mar Nero, in vista del possibile tavolo a quattro la prossima settimana a Istanbul tra Mosca, Kiev, Ankara e Onu. Sul terreno, Kiev spera che una svolta arrivi con l’inserimento nel suo arsenale degli attesi lanciarazzi multipli americani Himars.
Biden annuncia un nuovo invio di armi a Kiev
L’amministrazione Biden è pronta ad inviare ulteriori aiuti militari all’Ucraina per 450 milioni di dollari, tra cui ci sarebbero altri sistemi missilistici Himars e munizioni. Al momento, però, l’esercito di Kiev continua ad arretrare nel Donbass. Come se non bastasse ad accentuare il clima ostile tra Russia e Europa ci si mette anche la Cina. Il presidente cinese, Xi Jinping insieme al suo omologo russo, Vladimir Putin, hanno criticato l’Occidente al summit dei Brics, chiedendo maggiore cooperazione ai Paesi membri della sigla che riunisce le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
In un “momento critico” per la società umana, i Brics dimostrano “resilienza e vitalità” e ottengono “risultati positivi”, ha detto il presidente cinese, all’apertura del summit prima di ribadire i punti chiave dell’azione diplomatica di Pechino. I Brics devono “abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e di confronto tra gruppi, opporsi alle sanzioni unilaterali e all’abuso delle sanzioni per superare l’egemonia e le piccole cerchie”, ha detto Xi in un messaggio indiretto agli Stati Uniti, e pronunciato a pochi giorni dai vertici del G7 e della Nato di settimana prossima.
Xi e Putin lanciano l’ennesima sfida all’Occidente
Il summit ha riportato Putin a dialogare con leader internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina e appare rinsaldare la partnership “senza limiti” con Xi, con cui il leader del Cremlino condivide le critiche all’Occidente. Il ruolo dei Brics, ha scandito Putin nel suo intervento, “è ora richiesto per costruire un mondo multipolare”. I Paesi della sigla devono “prevenire rischi e sfide dello sviluppo globale”, ha aggiunto Xi.
Il presidente cinese ha citato espressamente la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 e la crisi ucraina, su cui i cinque Paesi – che non hanno condannato l’invasione dell’ucraina, con la sola eccezione del Brasile, poi dettosi “neutrale” rispetto al conflitto – hanno espresso preoccupazione per i risvolti umanitari della guerra e sostegno ai colloqui tra Russia e ucraina.
Le due crisi “si intrecciano e si sovrappongono”, provocando “disordini” alle catene industriali e di approvvigionamento globali, di cui risentono, in primo luogo, proprio le economie dei Paesi in via di Sviluppo, ha detto Xi. Uscire dall’attuale situazione, ha fatto eco Putin, è possibile “solo sulla base di una cooperazione onesta e reciprocamente vantaggiosa”.
A pesare sul clima del summit, per Pechino, è anche il “pericolo” derivante dall’espansione delle alleanze militari, un chiaro richiamo alla Nato, che la settimana prossima ospiterà al summit di Madrid anche Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Ma non è da sottovalutare neanche la questione Kaliningrad dove per Borrell “non c’è un blocco”.
La Lituania “sta implementando le sanzioni”. Ma “vogliamo allo stesso tempo che i controlli prevengano ogni tentativo di eludere le sanzioni senza impedire il traffico commerciale”. “Il servizio esterno della Commissione farà una revisione delle linee guida”, ha annunciato così l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, per chiarire che “non vogliamo un blocco del traffico commerciale, ma prevenire la circonvenzione delle sanzioni. Entrambe le cose devono essere possibili, ci stiamo lavorando”.