Via libera del Senato al disegno di legge anticorruzione. Il maxiemendamento, che ha interamente sostituito il ddl, su cui ieri il Governo aveva ha posto la questione di fiducia, nell’Aula di Palazzo Madama è passato con 162 sì, 119 no e un astenuto (il senatore a vita Mario Monti). Il provvedimento lunedì tornerà alla Camera per la terza e ultima lettura.
Diverse le novità introdotte dal disegno di legge: dalla riforma della prescrizione, che prevede lo stop dopo il primo grado di giudizio senza distinzione tra sentenza di condanna o di assoluzione, e il cosiddetto ‘Daspo a vita’ per i corrotti. Il ddl, fortemente sostenuto dal Movimento cinque stelle, prevede, tra le altre cose, anche una stretta in termini di trasparenza e controllo sui partiti, movimenti politici e fondazioni.
DASPO A VITA PER CORROTTI E CORRUTTORI – Il ddl prevede l’incapacità a vita di contrattare con la pubblica amministrazione (norma che vale per i soggetti privati, in particolare gli imprenditori) e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i pubblici ufficiali.
INASPRIMENTO PENE – Vengono inasprite le pene per il reato di corruzione impropria, che passano nei limiti minimi da uno a tre anni di carcere e nei massimi da sei a otto anni. E’ previsto, inoltre, un giro di vite sulla appropriazione indebita, prevedendo la reclusione da due a cinque anni e la multa da 1.000 a 3.000 euro.
AGENTE SOTTO COPERTURA – E’ introdotta la figura dell’agente ‘sotto copertura’ per i reati di corruzione. In sostanza, le già previste operazioni di polizia sotto copertura vengono estese al contrasto di alcuni reati contro la pubblica amministrazione. L’agente sotto copertura non è punibile se, al solo fine di acquisire elementi di prova, mette in atto condotte che costituirebbero reato. Durante l’esame in Aula è stato raggiunto un accordo per escludere dalle cause di impunibilità l’agente che ha agito in difformità dell’autorizzazione o in violazione di norme di legge.
DAL 2020 STOP PRESCRIZIONE DOPO PRIMO GRADO – E’ una delle norme più contestate e prevede che la prescrizione venga sospesa dalla sentenza di primo grado o dal decreto di condanna. In sostanza, la prescrizione non decorre a partire dal primo grado di giudizio, senza fare alcuna distinzione, però, tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. Dopo l’accordo raggiunto tra M5S e Lega, è stato stabilito che la riforma entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019.
NO PENE ALTERNATIVE PER CORROTTI – Non saranno possibili l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione come il peculato, la concussione, la corruzione.
ELIMINATO IL SALVA LEGA – Con l’approvazione a scrutinio segreto di un emendamento dal M5S, su cui la maggioranza e il governo sono stati battuti, all’articolo 323 del codice penale sull’abuso d’ufficio viene inserito un comma che restringe e ‘ammorbidisce’ il reato di peculato, ossia l’appropriazione o l’utilizzo di beni della Pubblica amministrazione. Al Senato è stato ripristinato il testo originario e, quindi, la norma è stata eliminata dal ddl.
SALTA OBBLIGO ARRESTO IN FLAGRANZA – Previsto dal testo originario del ddl, dopo una mediazione all’interno della maggioranza ma anche con le forze di opposizione, è stata soppressa la norma che prevedeva l’arresto in flagranza.
NESSUNA RIFORMA PROCESSO PENALE – Non c’è nel ddl anche uno dei punti dell’accordo raggiunto tra le forze di governo che ha sbloccato la riforma della prescrizione, ovvero la più ampia riforma del processo penale, che dovrebbe essere contenuta in una legge delega.
RESTITUZIONE DELLE SOMME RICEVUTE E NON DI QUELLE PROMESSE – La sospensione condizionale della pena è subordinata alla restituzione dei soldi ricevuti per farsi corrompere o dei soldi dati per corrompere, ovvero la somma equivalente al prezzo o al profitto del reato. Il giudice, nella sentenza di condanna per specifici reati contro la Pubblica amministrazione, può decidere di concedere la sospensione condizionale della pena ma disporre che non estenda gli effetti anche all’interdizione dai pubblici uffici e alla incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. In sostanza, resta in essere il ‘Daspo’. Durante l’esame in commissione è stata eliminata la norma che prevedeva la restituzione delle somme promesse e non di quelle effettivamente ricevute o date.
PENTITI E RAVVEDIMENTO OPEROSO – Non è punibile chi si ravvede, si autodenuncia e collabora con la giustizia. Ma il ravvedimento deve avvenire entro 4 mesi dalla commissione del reato. Da questa norma è stato escluso il reato di traffico di influenze illecite, dopo un accordo raggiunto con le opposizioni che temevano ripercussioni sui sindaci e gli amministratori locali, che sarebbero potuti essere oggetto di ‘delazioni’.
SALVA-SINDACI – E’ stato escluso l’abuso d’ufficio aggravato dall’elenco dei reati per i quali si prevede l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. L’emendamento era di Forza Italia ed è stato approvato da tutti i gruppi in commissione.
RIABILITAZIONE PIU’ BREVE– Si accorciano i tempi per i corrotti per poter ottenere la riabilitazione. Si passa da 12 a 7 anni. Tuttavia, la riabilitazione non ha effetto sulle pene accessorie perpetue. La dichiarazione di estinzione della pena accessoria perpetua avviene quando sia decorso un termine di almeno sette anni e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.
UTILIZZO DEI TROJAN – Nel corso delle indagini si potranno intercettare le comunicazioni tra presenti nelle abitazioni o in altri luoghi di privata dimora attraverso i cosiddetti trojan. Viene abrogata infatti la norma che ne limitava l’uso solo quando vi era motivo di ritenere in corso l’attività criminosa. I captatori informatici potranno essere utilizzati sui dispositivi elettronici portatili anche nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione puniti con la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.
TRASPARENZA SUI FONDI AI PARTITI – Stretta sulle donazioni ai partiti e ai movimenti politici. Ogni donazione che supera i 500 euro annui dovrà essere trasparente e, quindi, il nome del soggetto che effettua la donazione dovrà essere pubblicato online. Ma sono escluse tutte le attività “a contenuto non commerciale, professionale, o di lavoro autonomo di sostegno volontario all’organizzazione e alle iniziative del partito o del movimento politico”. Dunque, dovranno essere pubblicati e resi noti i nomi dei donatori che versano più di 500 euro complessivi all’anno. Inoltre, l’obbligo viene esteso alle liste o ai candidati a sindaco dei comuni superiori ai 15mila abitanti. E’ vietato ricevere contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero.
STRETTA SU DICHIARAZIONE REDDITI PARLAMENTARI E MEMBRI DEL GOVERNO – Norme più stringenti sulle dichiarazioni dei redditi di parlamentari, esponenti del governo e tesorieri di partito, che dovranno rendere pubbliche tutte le donazioni ricevute di importo annuo superiore a 500 euro (anziché 5.000, come previsto dalla legge vigente), ricevuto direttamente o attraverso comitati di sostegno; ne deve essere al contempo data evidenza nel sito internet del Parlamento. Viene inoltre abbassato a 3.000 euro (rispetto a 5.000 euro, come previsto dalla normativa vigente) il tetto annuo di finanziamento o contribuzione al raggiungimento del quale è previsto l’obbligo di sottoscrivere una dichiarazione congiunta tra il soggetto erogante ed il beneficiario.
GIRO DI VITE SU FONDAZIONI – Il ddl prevede Norme più stringenti per le fondazioni, che vengono equiparate ai partiti politici e, quindi, sottoposte agli stessi obblighi sulla trasparenza validi per i partiti e i movimenti politici.
STOP AI FONDI DESTINATI DALLE COOPERATIVE AI PARTITI – Le cooperative non potranno più finanziarie i partiti e i movimenti politici.