Diciamo subito che i referendum non portano bene a Matteo Renzi. L’ultimo che fece – quello sulla riforma Costituzionale – gli costò tutto ciò che aveva, dalla Presidenza del Consiglio alla segreteria del Pd. Ora però ci riprova per cancellare il Reddito di cittadinanza (leggi articolo). Certo non rischia più la débâcle totale che ebbe a sperimentare qualche anno fa, ma comunque diciamo che non perde il vizio. Adesso infatti dice che il referendum è una sorta di atto dovuto contro il fatto che “è stato dato ai criminali, va scardinato”.
Naturalmente ha subito ricevuto l’appoggio di Matteo Salvini, a dimostrazione dello spostamento a destra dell’asse politico renziano. Il punto però è anche sociale, perché il Reddito di cittadinanza nella stragrande maggioranza dei casi ha funzionato dando la possibilità a milioni di italiani di poter arrivare a fine mese in condizioni dignitose. Certamente ci sono stati abusi, ma questi sono fisiologici in questo tipo di provvedimenti. Quando ci sono soldi pubblici elargiti c’è sempre qualche mascalzone che se ne approfitta, ma questo non significa certamente che il provvedimento sia da buttare e che non si possa migliorare dal punto di vista legislativo.
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Tuttavia il punto è ideologico, e cioè come è mai possibile che un uomo che ha guidato il Pd, erede in parte del partito Comunista sia contro il Reddito di cittadinanza? E qui ci riconnettiamo all’essere di destra di Renzi. Lui è un uomo di ville e non di appartamenti, lui è un uomo di fuoristrada e non di utilitarie, lui è un uomo i jet privati e non di aerei di linea. Tutta la “fenomenologia” renziana sta a dimostrare inequivocabilmente che la sua visione della politica e i suoi valori, sono orientati a destra.
LA PIRA SI GIRA NELLA TOMBA
Ecco perché Renzi attacca il Reddito di cittadinanza. Nella sua visione della vita non possono esistere “poveri” e non c’è posto per chi è in difficoltà. Nella sua prospettiva, oltretutto profondamente anticristiana per uno come lui che ha fatto la tesi di Laurea sul sindaco santo di Firenze Giorgio La Pira, esistono solo i vincenti. Come un personaggio simile sia poi arrivato a guidare uno dei più grandi partiti di sinistra europea è un discorso molto complesso che merita un saggio di sociologia della politica. G.V.