Via alle Parlamentarie M5S e rissa Pd sulle candidature. Dal Centrosinistra al Movimento 5 Stelle cresce il malcontento sulla composizione delle liste e le scelte dei vertici.
Letta silura Lotti
Nel Partito democratico fa discutere l’esclusione del renziano Luca Lotti, ex componente del Giglio magico e ora appartenente alla corrente Base riformista che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e i cui componenti in Direzione Pd non hanno partecipato al voto che nella notte ha approvato e liste proposte dal segretario Enrico Letta. Un’esclusione che, come ha detto lo stesso Guerini, rappresenta «una grave violazione del garantismo, non avendo riportato Lotti alcuna condanna». Riferimento all’inchiesta Open che vede Lotti indagato dalla Procura di Firenze. Ma è stato lo stesso Lotti ha commentare la decisione della Direzione: «Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche – ha scritto su Facebook –. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è».
Chi entra e chi esce
Tra le esclusioni eccellenti, anche quella di Monica Cirinnà («La mia avventura parlamentare finisce qui… Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra…»), del costituzionalista Stefano Ceccanti, protagonista di un piccolo giallo («Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze Pisa. La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta»). Così come continua a creare scompiglio e fibrillazioni la ricandidatura nel collegio blindato di Bologna nelle liste dem di Pierferdinando Casini al Senato. Per non parlare dell’economista ultraliberista, ex Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli, e del virologo Andrea Crisanti nel collegio Europa, subito preso di mira dal leader della Lega Matteo Salvini: «Il tele-virologo Crisanti candidato col Pd. Credo che ora si capiscano tante cose».
Mugugni a 5 Stelle
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Fa infatti discutere il listino di Giuseppe Conte che ha indicato 15 nomi da inserire con priorità nei collegi plurinominali (quota proporzionale) a prescindere dal risultato delle parlamentarie. Si tratta di alcune personalità di spicco della società civile, come i magistrati antimafia Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato. Oltreall’ex ministro Sergio Costa e al professor Livio De Santoli. E di alcuni big del Movimento: l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, la capogruppo al Senato Maria Domenica Castellone e il suo predecessore Ettore Licheri, la sottosegretaria Barbara Floridia, il ministro Stefano Patuanelli, il componente del direttivo del gruppo alla Camera Francesco Silvestri, e i vicepresidenti del Movimento Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa, Mario Turco e Alessandra Todde.
L’affondo di Toninelli
Una scelta sulla quale questa mattina, l’ex ministro Danilo Toninelli non ha risparmiato critiche: «Votiamo i nostri portavoce del M5S! Cerchiamoli nei listini liberi e aperti, dove tutti partono dalla stessa linea di partenza. I listini bloccati lasciamoli alla Meloni o a Letta – ha scritto in un tweet –. Una candidata come Chiara Appendino merita di essere eletta perché ha preso più voti dagli iscritti grazie al suo eccellente lavoro da sindaca, non perché è blindata da una scelta che non ha nulla a che vedere con la democrazia diretta. Lei e tanti altri come lei, si meritano questo! Quindi forza, votiamo! W il M5S, w la vera democrazia diretta».