Il no dei Cinque Stelle a Mario Orfeo ha fatto saltare il banco sulla Rai. Oggi, sul tavolo del Cda di Viale Mazzini, non ci saranno le nomine con cui l’ad Fabrizio Salini pensava di ridisegnare l’architettura della Rai con le superdirezioni. Salini non ha presentato i curricula dei candidati nei tempi previsti, causa il mancato accordo politico. Si tratta del secondo appuntamento andato a vuoto, dopo quello dell’11 novembre. Ufficialmente si parla di stop per i paventati tagli ai trasferimenti alla tv pubblica che potrebbero arrivare con la Manovra. In particolare la riduzione del 10% del canone. Se ci fossero minori risorse di quelle previste nel momento in cui il piano industriale è stato partorito, lo stesso progetto di Salini, con le relative nomine, diverrebbe impraticabile.
Questo il ragionamento “ufficiale” diffuso da viale Mazzini. A rovesciare all’aria i pezzi del puzzle i democratici, davanti all’ipotesi di lasciare fuori dal rimpasto l’ex direttore del Tg1 e del Tg2, che vanta nel suo curriculum anche l’incarico di direttore generale. La soluzione studiata, e respinta dal Pd, prevedeva il passaggio di Stefano Coletta da Rai3 a Rai1 e alla direzione Prime Time, quello di Ludovico Di Meo a Rai2 e alla direzione Cinema e serie tv, e lo sbarco di Franco Di Mare, in quota M5S, a Rai3 e alla direzione Day Time. Uno schema che escludeva un avvicendamento alla direzione del Tg3, dove i dem vorrebbero piazzare Orfeo.
Un cambio necessario per riequilibrare una situazione che si ritiene sbilanciata: il Tg1 è guidato da Giuseppe Carboni (sponsorizzato dai grillini e blindato dal premier Giuseppe Conte), il Tg2 è nelle mani di Gennaro Sangiuliano (caro al centrodestra) e il Tg3 in quelle di Giuseppina Paterniti, che seppur stimata da tutti, è considerata in quota M5S. A dare il via al giro di valzer delle nomine Carlo Freccero che, per il raggiungimento del limite del suo mandato, dal 29 novembre non guiderà più Rai2. Coletta prenderebbe il posto a Rai1 di Teresa De Santis. Di Meo, sponsorizzato da Fratelli d’Italia, potrebbe avere la meglio, in un derby tutto sovranista, su Marcello Ciannamea (sostenuto dalla Lega) per la conquista della seconda rete. Al posto di Coletta, alla terza rete, Di Mare. Che prevarrebbe su Silvia Calandrelli.
Per la Paterniti, nel toto nomine, qualora le sfilassero la direzione del Tg3, si aprirebbero le porte di Rainews al posto di Antonio Di Bella che passerebbe al coordinamento dell’informazione oppure traslocherebbe a Washington come corrispondente. Per l’attuale direttrice del Tg3 si è parlato anche di un altro incarico. In tal caso per Rainews si fa il nome pure di Alessandro Casarin, che ora guida la TgR ed è in quota Carroccio. E c’è chi preme per togliere alla Lega l’informazione regionale, in un periodo delicato come questo di elezioni. Il Carroccio controlla anche Raisport (Auro Bulbarelli) e il Giornale RadioRai (Luca Mazzà).
GIORGINO IN MOVIMENTO. Accreditato in passato di simpatie di Centrodestra, in corsa per un posto al sole (alla superdirezione Approfondimenti che si occuperà di talk show) c’è pure Francesco Giorgino. Nel vertice notturno di martedì sulle nomine tra i maggiorenti giallorossi, sarebbe stato fatto il suo nome in quota M5S. Lo sponsor sarebbe Augusto Rubei, consigliere di Luigi Di Maio per la “comunicazione, relazioni con i media e soggetti istituzionali”, che ha avuto proprio Giorgino come professore all’Università. Post scriptum: ieri Di Maio ha incontrato Milena Gabanelli a Bologna. Chissà…