Sarebbe troppo facile scrivere che Bruno Vespa “fa” il Bruno Vespa, come ha sempre fatto e come solo sa fare. Il Bruno Vespa visto lunedì sera nel suo ennesimo salotto Rai a spese dei contribuenti è riuscito a toccare il fondo e poi scavare di fronte al presidente del Senato Ignazio La Russa, fresco di una puntata di giornalismo (quell’altro che non è propriamente la professione di Vespa) dedicatagli dalla trasmissione d’inchiesta Report.
Nel salotto della trasmissione Cinque minuti Vespa ha chiesto a Ignazio La Russa cosa ne pensi della puntata di Report
Nel salotto della nuova trasmissione Cinque minuti su Rai 1 il giornalista chiede a La Russa cosa ne pensi della puntata di Report (in onda su Rai 3, va tenuto a mente) in cui si ripercorrono la rete di relazioni della famiglia della seconda carica del Senato. Che fissa la telecamera e risponde: “Report? Su di me non sono riusciti a dire niente, ma sul resto… Siccome si tratta di calunnia da parte di calunniatori seriali, non mi voglio esprimere, credo sia più corretto che lo faccia la magistratura”.
Vespa, ecumenico fino all’andreottismo, non fa un piega. È il cortocircuito della Rai targata Meloni: su un canale Rai un presidente del Senato calunnia una trasmissione Rai di fronte a un conduttore che continua a essere lautamente pagato con soldi pubblici. L’azienda non esiste più, lo spirito aziendale men che meno. Un non dipendente Rai come Vespa (che da non dipendente può garantirsi guadagni maggiori) consente che venga diffamato un giornalista Rai (che come Vespa avrebbe potuto benissimo “mettersi in proprio” ma non l’ha fatto) per compiacere il potere. Servire i potenti per Bruno Vespa, si sa, è una missione.
Ci si è dimenticati in fretta di come da direttore del telegiornale del servizio pubblico Vespa considerasse la Democrazia cristiana suo “editore di riferimento” ammettendolo senza troppi problemi, già allora svilendo l’idea stessa di servizio pubblico. È lo stesso Vespa, vale la pena ricordarlo, che nel 2005 intercettato dalla Procura prometteva di “confezionare una puntata addosso” all’allora ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Per lui consentire a La Russa di difendersi offendendo e senza rispondere nel merito è una semplice passeggiata.
Da Viale Mazzini e dall’Ordine dei giornalisti tutto tace Solo la Fnsi prova a farsi sentire
Ci sono però due elementi che vale la pensa sottolineare. Nel salotto di Vespa al presidente del Senato è stato concesso di calunniare. Sì calunniare: La Russa definisce “calunniatori seriali” i giornalisti di Report che non hanno mai perso una causa per diffamazione. In sostanza La Russa accusa di un reato la redazione della trasmissione di Rai 3. Così per difendersi da presunte “calunnie” tutte da dimostrare riesce a calunniare i giornalisti. Il secondo aspetto preoccupante e prevedibile è il silenzio della dirigenza Rai, ormai trasformata in una greve TeleMeloni dissanguata negli ascolti e nella credibilità. Silenzio anche dall’Ordine dei giornalisti.
Solo Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale della stampa, ricorda che “come seconda carica dello Stato, La Russa avrebbe il dovere di essere garante anche dell’art. 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati. Invece minaccia querele preventive e si sottrae al confronto”. Ma sono poche voci dissonanti nell’ammorbidimento generale.
Fratelli d’Italia ieri ha accusato Report di “illazioni e teoremi sconclusionati, frutto di visioni evidentemente ideologiche” parlando addirittura di “killeraggio”. Ed ha annunciato: “Depositeremo subito un’interrogazione per sapere se la Rai intenda continuare a finanziare con i soldi dei contribuenti un pessimo giornalismo ideologico e di teorema”, scrivono i membri meloniani in commissione di Vigilanza. Per loro il servizio pubblico evidentemente è roba alla Pino Insegno.