Il Governo Meloni va verso la stretta su reddito di cittadinanza e Naspi. L’esecutivo si prepara a gravare ulteriormente sulle famiglie italiane, già messe in ginocchio prima dalla pandemia Covid e poi dal caro energia innescato a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Così, sono oltre 660 mila poveri e disoccupati che rischiano di non poter più contare sui sussidi.
Verso la stretta su reddito di cittadinanza e Naspi del Governo Meloni
Cancellare con un colpo di spugna quello che è stato fatto dai governi precedenti, attaccando soprattutto le politiche sociali messe in campo sia dal Conte I che dal Conte II. Sembra essere questo il principale obiettivo dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Dopo le politiche messe in campo rispetto alla pandemia Covid, ora è il turno di Naspi e reddito di cittadinanza. Quest’ultimo, in particolare, potrebbe essere a breve ribattezzato in reddito di sussistenza e verrà destinato esclusivamente ai poveri. A gestire le risorse, inoltre, saranno i Comuni che avranno anche il compito di vigilare sui “furbetti”. Modifiche, poi, anche alla Naspi ossia l’indennità mensile di disoccupazione nata nel 2015.
Rispetto al RdC, Repubblica ha segnalato che l’idea di Fratelli d’Italia consiste nel creare un reddito di sussistenza che verrà scorporato dalle competenze dell’Inps e affidato ai Comuni ai quali spetterà il compito di individuare effettivamente i soggetti più fragili ai quali assegnare l’indennizzo. I criteri che regoleranno il processo al momento sono fumosi e indefiniti. Inoltre, appare anacronistico ipotizzare che l’esecutivo riuscirà a definire un metodo da approvare in tempo utile per la Legge di Bilancio che dovrà essere definita entro il prossimo 31 dicembre.
Al momento, intanto, le famiglie italiane che risultano essere tra i percettori del reddito di cittadinanza sono 1,6 milioni.
L’esecutivo è pronto a stravolgere i sussidi per poveri e disoccupati. A rischio 660 mila italiani
E la Naspi? Qui la situazione si fa ancora più complessa. I cittadini che percepiscono il sussidio sono in totale 3,4 milioni: più del doppio delle famiglie che beneficiano del RdC. Di questi 3,4 milioni, i due terzi risiedono al Sud mentre coloro che ricevono l’indennizzo senza lavorare sono circa 660 mila. Proprio questi ultimi sono finiti nel mirino del Governo Meloni. È certo, tuttavia, che prima di eliminare come se nulla fosse il sussidio, dovrà essere formulata un’offerta di lavoro congrua. In caso di rifiuto della proposta lavorativo, i diretti interessati diranno addio alla Naspi. Anche in questo caso, l’impresa da realizzare sembra titanica.
L’idea dell’esecutivo è far scendere la Naspi sotto il 50% del periodo lavorato. A oggi, rispetto al sussidio di disoccupazione, l’Inps ha spiegato: “La Naspi è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. Analogamente non è computata la contribuzione che ha prodotto prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata”.
Il massimo è pari a 24 mesi ma solo se si hanno almeno quattro anni di anzianità. A ogni modo, per la gran parte della maggioranza e soprattutto per la Lega, la misura è considerata “distorsiva” poiché “c’è chi se ne approfitta, la spesa per la Naspi è enorme e spesso improduttiva, la durata del sussidio non è coerente con quanto hai lavorato”. Solo nel 2021, è stato osservato, la Naspi è costata 13 miliardi al Governo ma è pur vero che 5,6 miliardi di euro sono stati versati alle aziende.