Senatrice Barbara Floridia (M5S), lei ha finanziato personalmente la ricerca del professor De Masi che sarà uno degli argomenti sul tavolo dei prossimi Stati generali M5S e tra i principali spunti programmatici per il futuro del Movimento. Come nasce, e perché, la sua iniziativa?
“L’iniziativa nasce in pieno lockdown, a fine marzo. Ho ritenuto doveroso offrire spunti di riflessione al Movimento. Inoltre mentre il paese era immobile e impaurito, in parlamento e al governo eravamo inghiottiti da un lavoro incessante per dare risposte al paese. Era necessario fermarsi e riflettere con lungimiranza su quello che stava accendendo. Farlo è un dovere per una forza politica che governa il Paese”.
Nel capitolo dedicato all’esame del quadro politico, si preconizza un’accelerazione della crisi dei partiti tradizionali, che favorirà la spinta della terza via teorizzata da Gianroberto Casaleggio. Una terza via rappresentata dal Movimento che rilancia il principio della democrazia diretta ma che si scontra con la realtà dei numeri e delle dinamiche parlamentari. Per realizzarla serve la maggioranza assoluta dei consensi che oggi non c’è e probabilmente non ci sarà nel 2023, non crede?
“Abbiamo dimostrato di riuscire ad affermare i nostri principi anche attraverso forme di accordo basate su valori inderogabili. Penso al taglio dei parlamentari, su cui abbiamo trascinato altre forze politiche e che ha avuto il SI di milioni di italiani. Lavoreremo affinché si possa, con i tempi che saranno necessari, accompagnare i cittadini a partecipare sempre più consapevolmente e direttamente alle scelte che riguardano le loro vite”.
Sul fronte economico, dopo la pandemia, si legge nel documento, ci sarà una spinta per “il passaggio a una globalizzazione maggiormente sostenibile e regolata”. E anche il modello sanitario, sempre per effetto del Covid, dovrà essere ripensato. Come?
“Il modello sanitario che emerge dalla ricerca sottolinea la necessità di rafforzare la Sanità Pubblica, la medicina territoriale e di prossimità, la telemedicina”.
Nel documento si ribadisce la conferma la collocazione europea dell’Italia, ma in un’Europa nella quale il riferimento diventano “i valori imprescindibili di solidarietà tra i popoli”. Sempre sul fronte internazionale, si cita più volte una sorta di corsia preferenziale nei rapporti con la Cina ma senza intaccare l’atlantismo del Paese. Come si conciliano questi tre aspetti che, specie nei rapporti di Roma con Pechino e Washington, sembrano a tratti contraddittori?
“Collocazione europea e atlantica non sono in discussione. Questo non significa che l’Italia non possa cogliere tutte le opportunità commerciali che le si presentano. La Cina è un partner commerciale importante ed è interesse nazionale e delle nostre aziende salvaguardare questi rapporti. Su questo nessuna contraddizione”.
È corretto sostenere che questo documento sia una sorta di manifesto programmatico – vista anche l’adesione e il riscontro di diversi big del Movimento, da Di Maio a Crimi alla Taverna – da sottoporre al vaglio degli iscritti ai prossimi Stati generali M5S?
“La ricerca ha un’altra natura. Non credo sia importante sottolineare i nomi dei partecipanti, ma evidenziare i temi e l’idea di un nuovo modello di società che è emersa. Crimi, ad onor del vero, non ha partecipato da intervistato ma la sua presenza in conferenza stampa ha permesso di ribadire che questo lavoro vuole essere anche spunto di riflessione per tutto il Movimento in vista degli Stati generali”.