Se le ultime elezioni amministrative dovevano essere un test per la tenuta degli schieramenti, in vista delle elezioni politiche, e per lo stato di salute dei partiti, il dato più eclatante è che il centrodestra esce con le ossa rotte, che l’alleanza tra il Pd e il M5S risulta vincente, e che il Pd può tornare a sorridere. Il voto ha due facce invece per il M5S: risultati di lista in calo nelle grandi città e la perdita di Torino e Roma. Ma la vittoria a Bologna e Napoli, in asse col Pd, indicano a Giuseppe Conte una traccia da seguire.
“I risultati confermano l’enorme potenzialità del nuovo corso e la prospettiva seria di lavorare con le forze progressiste”, afferma l’ex premier per il quale il voto di ieri è solo “il tempo della semina”. E un segnale incoraggiante arriva da Napoli dove il Movimento incassa circa l’11,19% dei voti, mentre nel 2016 aveva il 9,66%. Ora per i 5S si apre il grande tema delle scelte per il ballottaggio a Roma e Torino: una cosa è certa, garantisce Conte, “la nostra proposta politica non può avere alcuna affinità con le forze politiche di destra”.
Pesa l’astensione: un elettore su due non è andato a votare. Ecatombe per la destra sovranista, dicevamo. Brucia la sconfitta clamorosa in tre città al primo turno. A Napoli, Bologna e Milano i candidati civici di Matteo Salvini e Giorgia Meloni non riescono a far paura ai candidati dell’asse giallorosso. A Napoli e a Bologna in particolar modo c’è stato il primo test per l’alleanza tra il M5S e i dem di Enrico Letta. Un’alleanza che si è rivelata strategica. A Napoli il candidato del Centrosinistra e del M5S, Gaetano Manfredi, ha stravinto sull’uomo del Centrodestra, Catello Maresca, con oltre il 60%.
Idem a Bologna dove il candidato del Centrosinistra Matteo Lepore, appoggiato dal M5S, ha staccato il suo sfidante del Centrodestra, Fabio Battistini, con una percentuale schiacciante che supera il 62%. A Milano, città dove sono nate la Lega e Forza Italia, il grande successo personale di Beppe Sala (Centrosinistra) che si è affermato col 57% dei voti è un boccone indigesto per il candidato salviniano (e sponsorizzato dall’azzurra Licia Ronzulli), il pediatra Luca Bernardo. Ed è proprio al Nord che il centrodestra dovrà interrogarsi: il Pd è primo partito a Milano, Torino, Trieste e Bologna mentre la Lega a Milano non arriva al 13% (alle Europee del 2019 era al 27). La competizione Salvini-Meloni segnala un travaso di voti nel capoluogo lombardo in favore di Fdi, che ha un balzo anche rispetto alle comunali del 2016.
FI TIENE LA CALBRIA. Il Centrodestra, come ci si aspettava, vince in Calabria, dove si è votato anche per le Regionali: in netto vantaggio da subito il candidato del Centrodestra, l’azzurro Roberto Occhiuto, dietro la candidata Pd-M5S Amalia Bruni e terzo De Magistris. Si va invece al ballottaggio a Roma, Torino e Trieste. Il candidato del Centrodestra, Enrico Michetti, nella Capitale se la vedrà con Roberto Gualtieri (Centrosinistra). Michetti è leggermente avanti con il 30,85%, Gualtieri è secondo col 26,93%. A Torino il candidato Stefano Lo Russo (Centrosinistra), che è avanti, se la giocherà con Paolo Damilano (Centrodestra).
Al ballottaggio finisce anche Trieste. Il sindaco uscente, Roberto Dipiazza, sostenuto dal Centrodestra, per la conferma se la dovrà vedere con Francesco Russo, candidato del Centrosinistra. Ben 16, però, i punti di svantaggio di quest’ultimo. Alle suppletive alla Camera si afferma il Pd tanto in Toscana (seggio di Siena) con il segretario del Pd Letta quanto a Roma (seggio di Primavalle) con Andrea Casu.