Prima la legge elettrorale, poi si vede. Ma le elezioni anticipate non sono state escluse nemmeno da Maurizio Martina, vicesegretario del Pd e soprattutto ministro delle Politiche agricole. ” Adesso il lavoro da fare è chiudere definitivamente con le legge elettorale”, ha spiegato il componente del Governo. “C’è un dato certo: la mossa del Pd ad aprire un confronto di questo tipo ha rideterminato il posizionamento di tutte le altre forze politiche. Ma ora dobbiamo chiudere questo ragionamento per il bene del Paese, poi faremo tutte le altre valutazioni del caso”, ha ribadito Martina. Il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, è stato più esplicito nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Il voto anticipato non è un obiettivo, ma può essere la conseguenza del risultato di avere una legge elettorale. Del resto la paura di dover andare alle urne con quella che c’è, spinge a dire, o facciamo subito l’accordo, o non si fa più”
Un altro ministro, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, è stato più prudente: “Si vota quando il Parlamento toglie la fiducia, quando i partiti decidono di togliere la fiducia e quando il Capo dello Stato decide. Non sono le nostre dichiarazioni a far cadere i governi”. Parole che comunque non hanno garantiro l’arrivo a fine legislatura. Dal Movimento democratico e progressista, però, è arrivata una frenata. “Anche le pietre hanno capito che Renzi vuole andare rapidamente alle elezioni, ma bisogna mettere in conto anche quanto questo può costare al Paese. Lo spread potrebbe costare qualcosa come 2,5 miliardi”, ha dichiarato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. “Noi avremmo bisogno di una manovra di svolta e di cambiamento, bisogna puntare su investimenti, meno bonus e mance, avendo la stabilità dei conti si può fare una campagna elettorale seria”, ha aggiunto. Il governatore toscano ha poi spiegato sull’eventuale soglia di sbarramento: “Non ci spaventa certo il 5%, puntiamo piu in alto”.