di Stefano Sansonetti
Venezia con l’acqua alla gola, si potrebbe dire evocando un’immagine per niente sconosciuta alla città. Con la differenza che stavolta il rischio soffocamento non arriva dall’acqua alta, ma dalla morsa del patto di stabilità. Il comune ha un disperato bisogno di circa 40 milioni di euro da incassare entro la fine dell’anno per rispettare il patto. L’ultima mossa in ordine di tempo è la messa all’asta di villa Heriot, gioiellino di inizio Novecento posizionato sull’isola della Giudecca. La base, che corrisponde alla speranza minima di incasso, è stata fissata a 10 milioni di euro. Ma si tratta soltanto dell’ultimo tassello che il commissario straordinario Vittorio Zappalorto, subentrato all’ex sindaco Giorgio Orsoni (coinvolto dell’inchiesta Mose), sta cercando di piazzare all’interno di un mosaico che più complicato non si può.
IL PRECEDENTE
Lo scorso 17 dicembre si è arrivati a mettere all’asta villa Heriot, 1.469 metri quadrati di superficie commerciale e 2.841 di superficie aperta, dopo che già due operazioni immobiliari erano finite con un nulla di fatto. Il commissario aveva già provato a vendere il seicentesco Palazzo Diedo, affacciato sul Canal Grande, e un altro edificio di fine Seicento, Palazzo Gradenigo, su rio Marin. La trattativa ha visto come controparte la Cassa Depositi e Prestiti, per il tramite di Cdp Investimenti sgr. Inutile nascondersi che spesso i comuni sperano che la Cassa presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’Ad Giovanni Gorno Tempini dia una boccata d’ossigeno. Cosa che in passato la Cdp ha concesso. E’ appena il caso di ricordare come a fine 2013 la società, controllata all’80% dal Tesoro, avesse acquistato immobili dallo Stato e da una manciata di enti locali. Nel pacchetto finì pure il Teatro comunale di Firenze, rilevato da Cdp Investimenti per 23 milioni di euro. Soldi che hanno fatto un gran comodo alle casse del comune allora guidato da Matteo Renzi.
IL QUADRO
Nel caso dei due palazzi di Venezia il commissario, dopo essere partito da stime intorno ai 28-30 milioni, avrebbe voluto incassarne almeno 22. Di diverso avviso la Cassa, che avanzando stime di valutatori indipendenti ha fissato l’asticella a 17 milioni. Insomma, cifre troppo distanti. Anche perché, a quanto pare, le stime del commissario facevano riferimento a 4 o 5 anni fa. Nel frattempo il mercato immobiliare non si è certo risollevato. Insomma, adesso siamo arrivati al punto in cui si invocano offerte private per i Palazzi Diedo e Gradenigo e si tenta un’asta disperata per villa Heriot. Ma lo sforamento del patto di stabilità è a un passo, con il rischio per il comune di non poter accedere ai mutui e di dover tagliare gli stipendi ai dipendenti. Sul punto ieri c’è stato un incontro tra il commissario e i sottosegretari Graziano Delrio e Pierpaolo Baretta. Ci si riaggiornerà a inizio gennaio per valutare un ammorbidimento delle sanzioni e un’eventuale esclusione dal patto degli investimenti della legge speciale. Ma il pericolo è ancora al massimo livello.
Twitter: @SSansonetti