Giorgia Meloni, furente per l’esclusione dalla Rai dell’“unico partito dell’opposizione, stimato come il primo in Italia”, ovvero il suo Fratelli d’Italia, ha sferrato il suo primo colpo e altri le rimangono in canna. La leader di FdI strappa a FI Lucio Malan che fino a ieri al Senato ha coperto il ruolo di vicepresidente vicario del gruppo (leggi l’articolo). Lo ha annunciato la stessa Meloni “con grande orgoglio” in una conferenza stampa a Roma.
Malan ha aderito a FI nel 1996, è al Senato dal 2001. Nel 2013 è stato eletto senatore questore con il Popolo delle libertà. “Non me la sentivo più di sostenere questo governo”, ha detto per giustificare il suo cambio di casacca. “Malan fa politica da tanti anni, la sua scelta di oggi dimostra anche che siamo in grado di attrarre classe dirigente. Ci sono persone che hanno grande esperienza e capacità, che alla fine vedono in FdI il loro naturale approdo e questo mi rende molto orgogliosa”, ha commentato la Meloni.
E FI deve digerire un altro rospo. Il centrodestra ha deciso di convergere sul civico Fabio Battistini, indicato dal leader leghista Matteo Salvini, come candidato sindaco a Bologna. A farne le spese è l’azzurro Andrea Cangini, che per mesi è stato indicato come uno dei potenziali candidati. Dopo il via libera della Lega e di FdI, anche FI si è rassegnata a dire sì all’imprenditore. “La volta scorsa Salvini impose un candidato della Lega, questa volta ha imposto un candidato civico. Oggi come allora si è assunto una grossa responsabilità: spero che l’esito sia migliore. A Battistini, che ho conosciuto in questi giorni, i più sinceri auguri di vittoria. Potrà, se crede, contare su di me”, dichiara amaro Cangini.
Ma, dicevamo, alla Meloni rimangono altri colpi in canna. E un altro decide di spararlo subito. Il principio della ricandidatura nel centrodestra di sindaci e governatori uscenti o, nel caso della Calabria, la riproposizione di un candidato dello stesso colore politico del suo predecessore, ovvero Forza Italia, era stato un principio avallato anche dalla Meloni. Ma, questo, prima del fattaccio della Rai. FdI adesso potrebbe sfilarsi dall’accordo su Roberto Occhiuto in Calabria per sostenere magari la sua Wanda Ferro.
“Oggi la candidatura di Occhiuto alla presidenza della Calabria è frutto di una delle regole che sono saltate e quindi la valutazione va fatta su quale sia il candidato più competitivo. Sono riflessioni che stiamo ancora facendo”, ha spiegato Meloni. Che ritorna sullo sgarbo ricevuto dai suoi alleati nella composizione del cda di viale Mazzini. E prima ancora dello strappo sulla Rai ricorda il precedente braccio di ferro sul Copasir. “Continuo a credere nel centrodestra, ma voglio capire se ci credono anche gli altri, perché troppe cose sono accadute che mi fanno temere. Non si capisce cosa stia accadendo e il dubbio che si lavori per farci perdere la pazienza e favorire l’attuale maggioranza credo sia lecito”.
Meloni infila il dito nella ferita aperta: “I membri del cda Rai sono scelti dai partiti, non dal governo. Le forze politiche si devono assumere la responsabilità di una roba senza precedenti. Non è mai accaduto che l’opposizione non fosse rappresentata nel servizio pubblico. Non ne faccio una questione di poltrone, ne faccio una questione di tenuta delle istituzioni”.
Salvini cerca ancora una volta di minimizzare: “Mi rifiuto di pensare che una poltrona in Rai valga il centrodestra e il cambiamento, anche perché il pluralismo sarà garantito con o senza posto in consiglio di amministrazione”. Ma nonostante il leader del Carroccio ostenti tranquillità la resa dei conti nel centrodestra non è finita. Andata Bologna, adesso la partita si sposta sulla Calabria (leggi l’articolo).