Finalmente l’Istituto superiore di sanità annuncia l’avvio di una rete nazionale di sequenziamento. Meglio tardi che mai, considerando che da fine dicembre a maggio sono stati sequenziati solo l’1% dei tamponi positivi mentre ora si punta a sequenziare il 5% dei tamponi in periodi di alta circolazione e il 20% di quelli in bassa. La struttura nazionale avrà una dotazione strutturale di 14 milioni di euro e sarà sotto il controllo del ministero della Salute e integrerà i precedenti laboratori regionali ampliandoli con quelli militari. Il tutto per tracciare nella maniera più approfondita possibile le varianti, ed in particolare la variane delta che poi sarebbe la trascrizione politically correct della ben nota indiana. Una misura importante che tuttavia arriva dopo troppo tempo.
Mentre la politica discettava sulle mascherine (leggi l’articolo) la variante delta è sbarcata in Italia con vari focolai, tutti pericolosi. Si spera che il vaccino Pfizer (preponderante da noi) reagisca meglio dell’AstraZeneca (preponderante nel Regno Unito). Ci si poteva muovere meglio e prima anche perché la carenza italiana in questo campo era ben nota e segnalata anche all’estero. Infatti non si è compresa la ragione per cui il sequenziamento in Italia sia stato sostanzialmente snobbato non permettendo – in passato – il tracciamento della variante inglese, di quella brasiliana e di quella sudafricana eppure si tratta di una metodologia ben nota e relativamente semplice da eseguire.
Inoltre il personale delle regioni deputato al tracciamento è andato costantemente diminuendo da novembre scorso e se in piena pandemia la giustificazione era nella perdita del controllo a causa del gran numero dei casi, ora è il momento di riprenderlo perché è possibile ricominciare a tracciare.
Tracciamento e sequenziamento sono le armi in più, insieme a quella fondamentale, e cioè il vaccino, per prendere un vantaggio sul virus. Questo ritardo è doppiamente colpevole perché gli altri Stati a noi simili, come Regno Unito, Francia e Germania hanno adottato appena possibile queste misure che risultano determinanti nella nuova situazione creatasi dopo il piano vaccinale. Mario Draghi e il generale Figliuolo, insieme al ministro Speranza, potevano partire appena c’è stato un significativo calo dei contagi che permettesse la ripresa del tracciamento cosa avvenuta da più di un mese. Stesso discorso per il sequenziamento della variante delta, comparsa da molto tempo in UK e arrivata da noi.