di Clemente Pistilli
Dare a qualcuno del “terrone” è un’ingiuria aggravata dalla discriminazione e dall’odio etnico. A sostenerlo è il giudice del Tribunale di Varese, Davide Alvigini, nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato un 64enne di Besozzo, un paese del varesotto, che avrebbe apostrofato come “terrone di m…” due vicine di casa, madre e figlia, originarie di Salerno. Un litigio per problemi di parcheggio in un condominio sfociato in un processo in cui è scattata l’accusa prevista dalla legge Mancino contro la xenofobia. L’imputato, per il giudice di Varese, ha espresso un “giudizio di disvalore nei confronti della categoria dei cittadini meridionali, intesa come popolazione distinta, per origini, cultura, usi, costumi, tradizioni popolari e religiose e anche per caratteristiche fisiche atipiche, tra cui ad esempio una carnagione tendenzialmente più scura rispetto a quella della popolazione di origine settentrionale”.