La situazione è la seguente. Il Pnrr ha dato indicazioni generiche sulla riorganizzazione e razionalizzazione dell’istruzione. Ma poi la traduzione che ne ha fatto il governo Meloni nella sua prima legge di Bilancio si è risolta in una serie di tagli alle scuole che complicherà la vita anche a chi deve amministrarle. Il nuovo dimensionamento scolastico non ridisegnerà solo la ‘geografia’ quantitativa degli istituti sul territorio, consegnando scuole sempre più grandi e complesse, ma avrà anche un pesante impatto sulle dotazioni organiche dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi.
Scuole, i tagli di Valditara: la denuncia dell’Anquap
La denuncia arriva dall’Anquap (Associazione nazionale quadri delle amministrazioni pubbliche), prevedendo, in una proiezione al 2027, una drastica riduzione di queste figure a livello nazionale (-7,9%, pari a – 627 unità), con punte estreme nelle regioni del Sud, realtà già in particolare sofferenza. La Notizia ha sentito il presidente dell’Anquap, Giorgio Germani, che ci ha illustrato la situazione. Prima dell’autonomia in ‘versione terzo millennio’, le istituzioni scolastiche connotate come soggetto giuridico erano oltre 12.000 e tutte avevano un preside (o direttore didattico) e un responsabile amministrativo (ex segretario).
Dopo il successivo intervento del 2009 siamo arrivati a un organico di diritto dei dirigenti scolastici e dei direttori sga che nel 2022/2023 è pari a 7.985 unità e nel prossimo anno scolastico 2023/2024 a 7936 unità. Dopo il duemila, anno di partenza dell’autonomia scolastica, è cambiato profondamente anche l’assetto organizzativo e ordinamentale delle scuole. Non più segmenti rigidi ripartiti in direzioni didattiche, scuole medie di primo grado e scuole medie di secondo grado distinte per settori ma segmenti articolati prevalentemente in Istituti Comprensivi nel primo ciclo e Istituti di Istruzione Superiore con più settori e indirizzi nel secondo ciclo.
La situazione nelle Regioni
E questo ha comportato, secondo Germani, già di per sé “una complessità non indifferente per chi è chiamato a svolgere il ruolo di amministrare”. Secondo i calcoli dell’Anquap, il nuovo dimensionamento, al compimento del triennio 2023/2027, dovrebbe comportare una riduzione della dotazione organica dei dirigenti scolastici e Dsga pari a 627 unità, ovvero del 7,9% a livello nazionale. Ma è soprattutto l’incidenza nelle diverse regioni a preoccupare, con proiezioni particolarmente penalizzanti per la Basilicata (meno 24%), la Calabria (meno 18,34%), la Sardegna (meno 17,91%), il Molise (meno il 15,38%), la Campania (meno 12,85%) e la Sicilia (meno 11,39%).
“È evidente che il terzo dimensionamento ci consegnerà scuole sempre più grandi e complesse, con la condizione nelle realtà periferiche di essere anche frazionate in un rilevante numero di plessi suddivisi in più comuni”. “Noi – ci dice Germani – non siamo contrari a una nuova razionalizzazione ma servirebbe un po’ più di prudenza e attenzione ai territori periferici. Non si possono fare solo valutazioni di tipo ragionieristico. Quello che va tenuto presente è che già i servizi amministrativi delle scuole sono deboli perché hanno un solo direttore quando ce l’hanno, per cui il primo settembre prossimo avremo 2441 scuole senza direttore (in Lombardia ne saranno prive oltre il 60%) con una debolezza anche degli uffici di segreteria. Nonostante tutto alla fine si rifletta in atti amministrativi: dalle attività didattiche ai progetti, dalle risorse finanziarie all’organizzazione del personale, fino alla gestione del Pnrr”. Ma il governo – nonostante l’accordo in conferenza Stato-Regioni non ci sia stato – tira dritto e dopo aver illustrato la situazione ai sindacati ha intenzione di emanare il decreto interministeriale con i tagli di cui sopra.