Ci mancava proprio questa storia di spie russe nel periodo pre-pasquale dell’anno di grazia 1 d.C., cioè del dopo il Covid. Un alto ufficiale della marina militare italiana, capitano di fregata dal nome straniero, Walter Biot, è stato beccato mentre passava documenti militari italiani e Nato classificati ad una spia russa (leggi l’articolo), anch’esso militare addetto presso l’ambasciata, per 5000 euro custoditi in scatole, come in un film di Totò.
L’episodio, il più grave dalla Guerra Fredda, ha avuto immediato seguito con la convocazione dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov alla Farnesina, dove ha incontrato il segretario generale del ministero Elisabetta Belloni che gli ha espresso i sensi delle rimostranze del nostro Paese. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, da parte sia, ha dichiarato che: “Ho notificato l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda. Ringrazio la nostra intelligence e tutti gli apparati dello Stato che ogni giorno lavorano per la sicurezza del nostro Paese”.
Singolare il commento dell’ambasciatore che ha detto che i provvedimenti non corrispondono allo stato delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, segno che Razov deve essere – come dire – un tantinello rimasto indietro e forse tutto preso dai pranzetti al caviale e vodka non si è accorto che non c’è più il governo gialloverde di Matteo Salvini. Razov ha accennato anche possibili contromisure contro l’Italia e già ci immaginiamo che come nel film il Dottor Stranamore stia baloccandosi con il “congegno di fine di mondo”. Unico baluardo moscovita rimasto nei sovranisti enotrici, è lo Sputnik, non nel senso del glorioso satellite, ma del vaccino russo che però è ancora in altissimo mare visto che la Russia ne ha prodotto solo 12 milioni di dosi e cerca un posto dove mettere su una fabbrichetta e farci pure qualche rublo, se possibile e, soprattutto, non è approvato.
In ogni caso tremano i “governatori sovietici” e cioè coloro che hanno espresso interesse per il vaccino a partire naturalmente lui, il товарищ il “tovarisch” Vincenzo De Luca (nella foto) che risulta essere il più fervente sostenitore degli anticorpi russi contenuti nel vaccino Sputnik che pochi giorni fa aveva tuonato: “Dopo settimane di confronto e di trattative è stato perfezionato l’accordo”.
“Nell’ambito del Piano regionale di immunizzazione entro l’autunno del 2021 di tutta la popolazione interessata, la possibilità di disporre di altri vaccini aggiuntivi a quelli distribuiti dal Commissario nazionale – ha spiegato De Luca riferendosi allo Sputnik -, consentirà una più certa e tempestiva programmazione e somministrazione del vaccino. Il contratto firmato prevede l’immediata esecutività dopo l’approvazione dell’Ema o dell’Aifa. È indispensabile, a questo punto, che le Agenzie di controllo si diano tempi rapidi di verifica e di decisione, adeguati alla gravità della pandemia. Ringrazio l’Ambasciata Italiana a Mosca per il supporto fornito”.
Come è noto, De Luca ha un certo senso per i guai e come soleva dire il divo Giulio (Andreotti) se li va a cercare con il lanternino. Ora come farà il povero De Luca, che ricordiamolo, è il santo patrono dei saltafila essendosi vaccinato carpendo al volo la prima dose arrivata in Italia, a trattare con i russi dopo il patatrac degli spioni? Certo che si è cacciato comunque in un bel pasticcio visto che le sue smanie di protagonismo lo hanno portato a firmare un contratto per ottenere le dosi del vaccino Sputnik ora diventato imbarazzante. Chissà poi che ne dirà l’ambasciatore italiano a Mosca che lo ha aiutato. Insomma per Pasqua è pronta la nuova serie Tv, “Caviale all’ombra del Vesuvio”. Il tutto in onda su TeleMosca per l’occasione in sindacato con TelePummarola. Buon divertimento.