Prima la richiesta di sospendere per 48 ore l’ordinanza che colloca la Lombardia in zona rossa, poi la proposta di dare più vaccini alle Regioni d’Italia più ricche. Con queste richieste all’indirizzo del ministro Roberto Speranza è iniziata – di fatto – l’attività della nuova vicepresidente della Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti. Un debutto che ha già scatenato una lunga serie di perplessità e furiose polemiche a partire dall’istanza con cui la forzista ha sollecitato il governo a ritardare l’entrata in vigore delle restrizioni in Lombardia in attesa dei dati di oggi che, secondo la vicepresidente, certificheranno “il minor grado di rischio”.
Una proposta, forse addirittura una provocazione, a cui ha risposto indirettamente il ministro Francesco Boccia che ha ricordato come “quei numeri” ossia i parametri per stabilire le fasce di colore, “li abbiamo condivisi insieme”, quindi è necessario che tutti “li rispettiamo”. Stesso rigore che viene sollecitato anche dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, secondo cui “sorprende che la Lombardia contesti un metodo che ha approvato insieme a tutti gli altri” con “i 21 indici sono stati approvati da tutte le Regioni, Lombardia compresa, ed è sulla base di quei 21 indici che avviene poi il calcolo matematico che determina la colorazione”. Non solo.
“I dati vengono raccolti sempre nello stesso modo, con la stessa tempistica, e vengono forniti dalle Regioni stesse e vorrei ricordare che in Cabina di regia siedono tre rappresentanti scelti dalle Regioni” per questo, conclude, “potremmo risparmiarci un’inutile polemica”. Peccato che al Pirellone non sembrano pensarla così e, infatti, poco dopo arriva la richiesta della Moratti di distribuire i vaccini ai territori in base a una serie di caratteristiche tra cui la capacità produttiva, la densità della popolazione, la maggiore mobilità e il numero di contagiati nel territorio. A darne notizia è il governatore Attilio Fontana che sostiene tale linea tanto da aver dichiarato che “la vicepresidente Moratti sulla distribuzione dei vaccini ha chiesto una serie di integrazioni che mi sembrano estremamente coerenti e logiche e ascolteremo cosa ne pensa Arcuri”.
IL GRATTACAPO. Nel frattempo a creare non poca apprensione al Pirellone sono gli sviluppi dell’indagine della Procura di Bergamo sulla gestione del covid in Lombardia, partita dalla mancata zona rossa a Alzano Lombardo. Proprio ieri il procuratore capo Maria Cristina Rota ha sentito, in qualità di persona informata dei fatti, il segretario generale del ministero della Salute ed ex direttore generale della prevenzione Giuseppe Ruocco che, come spiega il magistrato, ha ammesso che il piano pandemico “in vigore era quello del 2006”. Così i pm ora intendono capire “fino a che punto è stato applicato o meno il piano pandemico” così da capire cosa non ha funzionato durante la prima ondata in Lombardia.