La polemica sui vaccini nelle scuole non accenna a ridimensionarsi. E non deve ingannare la marcia indietro innestata ieri dalla Ragione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia, che ha annunciato il ritiro della moratoria precedentemente imposta al decreto Lorenzin. Moratoria che avrebbe fatto slittare al 2019 gli obblighi imposti dal provvedimento governativo. Detto questo il Veneto, con il suo momentaneo passo indietro, non ha minimamente deposto le armi. Adesso infatti dovrà pronunciarsi il Consiglio di Stato. Mentre rimane tutto da giocare il ricorso alla Corte costituzionale. Semmai bisognerebbe concentrarsi sulle falle che ancora oggi rendono fragile il decreto vaccini. Buchi normativi che, secondo i legali che stanno assistendo la Regione, hanno del clamoroso. Uno su tutti: a quanto pare se i genitori pagano la multa, conseguente alla mancata vaccinazione dei figli, di fatto si vedono estinto l’obbligo di vaccinazione, con la possibilità di mantenere i figli stessi a scuola. Per carità, la questione esige precise distinzioni. Ma come è possibile un esito del genere?
I dettagli – Basta leggere con attenzione il combinato disposto del decreto vaccini (dl 73 del 2017, coordinato con la legge di conversione 119 del 2017) e la circolare del ministero della salute del 16 agosto. Diciamo subito che il comma 1 dell’articolo 1 del decreto premette seccamente che al fine di assicurare la tutela della salute pubblica “per i minori di età compresa tra zero e sedici anni sono obbligatorie e gratuite” le ormai famose 10 vaccinazioni di cui si parla da mesi. Il successivo comma 4 stabilisce che in caso di mancata osservanza dell’obbligo di vaccinazione “ai genitori è comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100 a euro 500”. Per Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale a Padova e uno dei legali della Regione Veneto, questo significa che “il pagamento della multa estingue l’obbligo di immunizzazione”. Da qui la sua provocazione: “E’ ridicolo che la Lorenzin abbia sostenuto che il Veneto vuole diffondere epidemie, visto che secondo la sua legge basta pagare la multa e i bambini possono andare a scuola. Allora anche i ricchi sarebbero responsabili di epidemie?”. La provocazione tende anche a riflettere la tensione di questi giorni, ma i tecnici della Regione sono convinti di poterla argomentare nel dettaglio. Per fare il passaggio successivo bisogna andarsi a leggere la circolare ministeriale del 16 agosto.
Il richiamo – Qui c’è espressamente scritto che “la sanzione estingue l’obbligo di vaccinazione, ma non permette comunque la frequenza, da parte del minore, dei servizi educativi dell’infanzia”. La prima parte della disposizione sembrerebbe dare ragione ai legali del Veneto, anche se poi si dice chiaro e tondo che al minore senza vaccino, seppur con multa pagata dai genitori, è comunque preclusa la frequenza. Ma è proprio qui che Antonini e i suoi colleghi rilanciano. E citano il comma 3 dell’articolo 3 del decreto, il quale dice che la documentazione che comprova la vaccinazione costituisce “requisito d’accesso” per i servizi educativi dell’infanzia e per le scuole d’infanzia. Ma la stessa documentazione, prosegue il comma 3, “non costituisce requisito di accesso alla scuola” per gli altri gradi di istruzione. Insomma, gli avvocati della Regione ne deducono che per gli alunni più grandi, pagata la multa ed estinto l’obbligo della vaccinazione, le porte della scuola sono spalancate. Per carità, è chiaro che la battaglia legale si gioca sulla frasi, sulle parole e sulle singole virgole. Ma forse qualche bella falla nella legge targata Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli c’è. E non è affatto da escludere che la tregua firmata ieri, grazie al passo indietro del Veneto, sia solo un modo per rinviare le sorprese a un secondo momento.
Tw: @SSansonetti