In ritardo e pure a rilento. L’ultimo flop della Lombardia a trazione sovranista non risparmia neanche la campagna di vaccinazione contro l’influenza stagionale. Un alleato importante anche contro il Covid, non solo perché in caso di contagio è possibile escludere immediatamente che si tratti di una comune influenza – vista anche la correlazione se non la coincidenza dei sintomi con il Coronavirus – ma anche perché, come recenti studi hanno dimostrato, il vaccino antinfluenzale fornisce una ulteriore barriera che abbassa le probabilità di contrarre il Covid.
Fatto sta che, nella Regione governata dal leghista Attilio Fontana da sempre considerata fiore all’occhiello della Sanità italiana, come rivelato dal Fatto Quotidiano, a partire dal prossimo 19 ottobre, ogni medico di famiglia avrà a disposizione solo 30 dosi di vaccino. Alle quali se ne andranno ad aggiungere altre 20, per un totale di appena 50, dalla settimana successiva. Numeri irrisori se confrontati con quelli di altre regioni. Si va dalle 400 dosi del Veneto, altra regione governata dalla Lega con Luca Zaia, alle circa 200, disponibili da domani in Campania, solo per citare alcuni esempi.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Tutta colpa dei nove bandi cui la Lombardia, dove a guidare la sanità regionale è l’assessore Giulio Gallera di Forza Italia, è dovuta ricorrere per gli approvvigionamenti. Un’escalation che arriva al culmine con l’ultima gara, con cui la settimana scorsa la Regione si aggiudica 100mila dosi dall’azienda cinese Life’On al prezzo di 11,99 euro a dose e 400mila dalla svizzera Flakem Swiss a un prezzo di 26 euro, quasi cinque volte più alto delle prime aggiudicazioni. Arriva così l’apertura da parte della procura di Milano di un’indagine conoscitiva sui prezzi d’acquisto dei vaccini. Seguita dalla notizia che le 100mila dosi cinesi non sono utilizzabili, in quanto prive dell’autorizzazione dell’Agenzia italiana del farmaco.