L’emergenza covid19? Ancora non è finita, anzi tornano a salire i contagi. A dirlo è la Fondazione Gimbe che nell’ultimo monitoraggio settimanale ha evidenziato un aumento dei nuovi casi del 37,7 per cento e con essi anche dei ricoveri (+14,8 per cento) e delle terapie intensive (+9,4 per cento).
BRUTTO ANDAZZO. A livello nazionale il tasso di occupazione ospedaliera si conferma però basso (6 per cento in area medica e 5 per cento in terapia intensiva) e nessuna regione supera ancora la soglia del 15 per cento per l’area medica. Nessun rischio zona gialla, dunque, anche se cresce l’attenzione su Friuli-Venezia Giulia e Marche, entrambe all’11 per cento. L’aumento percentuale delle infezioni si rileva in tutte le regioni, con variazioni che vanno dal 12,7 per cento della Toscana al 75,3 per cento delle province autonome di Trento e Bolzano.
Sessantasei province hanno un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100mila abitanti: in particolare, in Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Veneto superano tale soglia. Ancora peggio Trieste, Bolzano e Gorizia, dove il dato su 100mila abitanti è superiore a 150 casi. Proprio in Trentino Alto Adige è di nuovo emergenza negli ospedali a causa dell’alto numero di ricoverati per Covid. L’Azienda sanitaria della Provincia autonoma ha comunicato il rinvio di “numerosi” interventi chirurgici non urgenti già programmati.
“I numeri delle infezioni Covid stanno aumentando e con loro, purtroppo, anche quelli delle persone che devono essere ricoverate in ospedale. In alcuni ospedali si stanno creando nuovi reparti dedicati a pazienti Covid. Questo andrà a scapito degli interventi non urgenti già pianificati”, ha annunciato l’Asl in una nota. Purtroppo, numeri alla mano, l’aumento dei nuovi positivi è inversamente proporzionale al numero delle somministrazioni.
Infatti, dopo aver sfiorato quota 440mila tra l’11 e il 17 ottobre, in tre settimane il numero dei nuovi vaccinati è crollato del 75,4 per cento: dei 108.497 che si sono aggiunti agli immunizzati nel periodo 1-7 novembre, il 72,2 per cento sono in particolare persone in età lavorativa. Ecco così che al 10 novembre, spiega la Gimbe, il 79 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino mentre ad aver completato il ciclo è il 76,4 per cento dei cittadini.
SIERO A’ GOGO. Rispetto a chi invece è ancora scoperto, non c’è da star tranquilli sia per i quasi 2,7 milioni di over 50 ad alto rischio ospedalizzazione sia per i 1,2 milioni nella fascia 12-19 che frequentano le scuole. Le coperture vaccinali con almeno un’iniezione continuano invece ad essere molto variabili nelle diverse fasce di età: dal 97,1 per cento degli over 80 al 74 per cento della fascia 12-19. Arrancano anche le somministrazioni delle terze dosi. Al 3 novembre, riporta la Fondazione, ne sono state somministrate 2.409.59, di cui 383.769 di dosi aggiuntive e 2.025.827 di dosi booster.
Numeri che portano il tasso nazionale di copertura al 40 per cento ma con nette differenze regionali: dal 100 per cento di Umbria e Piemonte si passa ad esempio al 2,3 per cento della Valle D’Aosta. Troppo poco insomma. Da qui l’appello del presidente Nino Cartabellotta: “Con l’aumento della circolazione virale che si riflette sulle ospedalizzazioni, il progressivo calo dell’efficacia vaccinale e l’esiguo aumento dei nuovi vaccinati, l’accelerazione sul fronte delle terze dosi è una strategia fondamentale per contenere” la quarta ondata.