Ora sì, Usain Bolt è nella storia. L’atleta trascina la Giamaica al successo nella 4×100 (con un 37”27 che vale la quarta prestazione mondiale all-time) e centra l’attesissima tripla tripletta: tre Olimpiadi, nove ori. Come nell’atletica solo Paavo Nurmi e Carl Lewis. Cento, duecento e staffetta: nel nome del Lampo.
Ci vuole un’altra delle sue magistrali volate per arrivare all’impresa, perché prima che il testimone arrivasse a lui, la gara era ancora aperta. Ma quando si mette in moto, con quelle gambe che non finiscono più, non ce n’è proprio per nessuno. Usain divora per l’ultima volta la pista blu dello stadio olimpico di Rio e fa tombola. Complici dell’ultimo numero di magia sono Asafa Powell, Yohan Blake e Nickel Ashmeade.
Alla fine per gli Stati Uniti c’è anche la beffa. Non solo l’argento, a sorpresa ma non troppo, è addirittura del Giappone (Ryota Yamagata, Shota Iizuka, Yoshihide Kiryu, Aska Cambridge) col record asiatico di 37”60. Ma sfuma anche il bronzo: a cosa fatte arriva la squalifica (ma gli Usa hanno presentato ricorso). Il bronzo così, con 37”64, va al Canada di Akeem Haynes, Aaaron Brown, Brendon Rodney e Andre De Grasse, ancora lui, già bronzo nei 100 e argento nei 200.
Ora, dopo aver corso come un fulmine, salvo ripensamenti la carriera di Bolt finisce qui. A Tokyo 2020, quando avrà 34 anni, farà lo spettatore. Ma quel che ha realizzato in queste otto stagioni non verrà dimenticato. Il palcoscenico, dopo la gara, ancora una volta è tutto suo. Nella storia. Da leggenda. Da dio.