Usain Bolt vince ancora. Secondo oro, nei 200 metri, di nuovo accoppiata nello sprint anche a Rio 2016. Il tempo è da brividi: 19 secondi e 78 centesimi. Certo, non c’è il record, ma c’è l’ottava medaglia d’oro olimpica per l’uomo più veloce della terra, in attesa della staffetta.
Il giamaicano parte bene e come di consueto inizia una gara a parte già ai 100 metri. Chiude a 19.78, lo stesso tempo delle semifinali. Al traguardo, ha un gesto di stizza. Non è felice della propria prestazione, probabilmente confidava nel record. Argento al canadese De Grasse. Bronzo al fotofinish al francese Lemaitre.
Bolt si avvolge nella bandiera della Giamaica e poi manda in delirio il pubblico brasiliano alzando al cielo anche quella verde-oro. Scatta una sequenza di musica reggae, Bolt si concede per i selfie di fine gara e infine bacia la pista. Il giamaicano diventa il primo atleta olimpico ad aggiudicarsi il triple double, tre volte oro nei 100 e 200 a Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. “Non devo dimostrare nient’altro, cos’altro potrei fare per dimostrare al mondo di essere il più grande?” dice Bolt, “sto provando a essere uno dei più grandi, come Muhammad Alì e Pelè – aggiunge – Spero dopo questi Giochi di essere assieme a loro”.
Poi una battuta sulla gara: “Sul rettilineo il mio corpo non rispondeva, sto diventando vecchio”.
E ora spazio alla staffetta, che potrebbe regalare il nono ora a Bolt. Un oro che gli permetterebbe di diventare come Paavo Nurmi e Carl Lewis, con nove ori i più vincenti di sempre nell’atletica olimpica. Il mezzofondista finlandese li conquistò tra Anversa 1920 ed Amsterdam 1928, lo sprinter-lunghista statunitense ci riuscì tra Los Angeles 1984 ed Atlanta 1996. Usain, tra Pechino 2008 e Londra 2012, è arrivato a quota sei. Centrasse la terza tripletta consecutiva, li eguaglierebbe. Bolt come Nurmi e Lewis. Siamo sulla strada giusta.