L’utilizzo dei fondi di di coesione per il RearmEu, finito al centro delle contestazioni di mezza Europa, “è una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri. Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare alcuni dei loro fondi non impegnati verso progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o di ricerca e sviluppo. Si tratta di una scelta volontaria. Spetterà al Parlamento e al Consiglio decidere su questa opzione aggiuntiva”. Questo quanto detto dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo intervento alla Plenaria del Parlamento europeo dove si discuteva del riarmo europeo e della situazione in Ucraina.
“Per lo stesso motivo, Rearm Europe prevede anche misure per mobilitare gli investimenti privati, con la Banca europea per gli investimenti e l’imminente Unione del risparmio e degli investimenti. Permettetemi di aggiungere che he tutto ciò avrà ricadute positive anche per la nostra economia e la nostra competitività”, ha sottolineato von der Leyen.
“Tutti vorremmo vivere in tempi più tranquilli. Ma sono fiducioso che, se liberiamo la nostra potenza industriale, possiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di danneggiarci. È tempo di costruire un’Unione Europea di Difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza”, ha concluso.
Ursula difende il piano RearmUe a Strasburgo, ma davanti all’Europarlamento scoppia la protesta del Movimento 5 Stelle: “Un salasso che colpirà Sanità e Welfare”
Peccato che le parole della presidente della commissione Ue non hanno convinto nessuno. Anzi proprio mentre von der Leyen aveva iniziato il proprio intervento in aula, i deputati, i senatori e gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle, insieme al Presidente Giuseppe Conte, si sono riuniti davanti la sede del Parlamento europeo di Strasburgo srotolando uno striscione che recita “Basta soldi alle armi”.
“Con questa protesta vogliamo portare alle Istituzioni europee la netta contrarietà dei cittadini al piano RearmEu che prevede uno stanziamento fino a 30 miliardi per l’industria bellica da parte dell’Italia. Un salasso che porterà con l’ok di Giorgia Meloni e di tutto il suo governo a ulteriori taglia a sanità, istruzione, welfare e investimenti per le imprese”, dichiarano.