Minacciate, annunciate o effettivamente depositate. Quello che conta per la politica è sbandierare ai quattro venti querele ai danni dei giornalisti, rei di raccontare spezzoni di indagini giudiziarie oppure inchieste giornalistiche, così da rendere difficile il loro lavoro. Uno strumento legittimo, quello della querela, che da sacrosanta arma difensiva per riparare a un presunto torto subito, si è trasformato in una pratica estremamente popolare per ribaltare la narrazione visto che il presunto diffamato diventa vittima e poco importa se quanto riportato nell’articolo sia vero o falso. L’ultimo caso di una sterminata lista di episodi riguarda il ministro del Made in Italy e delle Imprese, Adolfo Urso, che ieri ha annunciato una querela nei confronti della trasmissione di Rai3 Report.
Il ministro Urso querela Report. Ma in un governo allergico alle critiche è solo l’ultimo di una lunga lista ad impugnare il randello contro l’informazione scomoda
Il meloniano “ha dato mandato ai suoi legali di denunciare in ogni sede il conduttore Sigfrido Ranucci e gli autori del servizio in onda domenica 10 su Rai3”, nonostante il ministro avesse già eccepito “l’assoluta falsità” delle notizie riportate sulla asserita adesione a logge massoniche e l’intento “gravemente diffamatorio” è quanto si legge in un comunicato del Mimit secondo cui “prosegue in una campagna persecutoria, attivata subito dopo l’insediamento del governo, tesa evidentemente a inibire l’attività del Ministro, facendo palesare chissà quali reconditi interessi e condizionamenti occulti che non hanno alcun fondamento nella realtà” per poi chiedere l’intervento del Copasir.
Soltanto nel 2023 La Notizia ha ricevuto diverse querele e istanze di mediazione civile da parte di big della politica
Che il fenomeno sia ormai fuori controllo lo dimostra il fatto che nessun quotidiano può dirsi al sicuro. Soltanto nel 2023 La Notizia ha ricevuto diverse querele e istanze di mediazione civile da parte di big della politica. Soltanto per ricordare le più recenti, una richiesta di mediazione è stata presentata dal ministro Matteo Piantedosi per l’articolo del 21 settembre 2023 che, secondo lui “attribuiva erroneamente all’istante, Ministro dell’Interno, l’utilizzo dell’espressione ‘carico residuale’ riferita ai migranti deceduti a seguito del noto naufragio di Cutro”. Altra istanza di mediazione arrivata da Galeazzo Bignami che si è sentito diffamato “dal contenuto dell’articolo del 17 ottobre 2023 avente titolo ‘Le destre danno lezione di antisemitismo e poi intitolano strada ad Almirante”.
Leggendo l’articolo, la frase incriminata dovrebbe essere quella in cui viene ricordato una foto, diventata virale, del viceministro ai Trasporti: “Cosa pensasse degli ebrei Giorgio Almirante non c’è nemmeno bisogno di ricordarlo. Del viceministro alle Infrastrutture di questo governo che si travestiva da nazista ‘per gioco’ (Galeazzo Bignami, Fratelli d’Italia) s’è detto e scritto”. Tornando indietro di qualche anno spicca il caso di Fratelli d’Italia che ha contestato un articolo, pubblicato il 20 ottobre 2020, in cui si raccontava delle condanne inflitte ad alcuni affiliati della criminalità organizzata in Emilia Romagna.
Querele e richieste di mediazione che talvolta hanno visto protagonisti anche i sindacati con la Cgil che in almeno due occasioni ha puntato il dito su La Notizia. L’ultimo caso è quello del segretario nazionale Maurizio Landini che si ritiene diffamato da un articolo pubblicato in data 18 maggio 2021 intitolato ‘Consolato italiano di Basilea – Aiutone all’ente fondato dalla Cgil’. In un caso, quello del 2013, lo scontro ha riguardato l’ex segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso ed è arrivato fin dentro l’aula del tribunale civile di Roma. Un contenzioso riguardante tre articoli, pubblicati il 27, 28 e 29 marzo 2013, che avrebbero leso la reputazione dell’ex leader sindacale. Peccato che il giudice Cecilia Pratesi, analizzata la vicenda, ha emesso una sentenza in cui si legge che “non vi sono gli estremi per una condanna per responsabilità processuale aggravata e va respinta la domanda risarcitoria avanzata dai convenuti”.
Il ricorso alla cosiddetta ‘querela temeraria’ è ormai una prassi
Insomma il ricorso alla cosiddetta ‘querela temeraria’ è ormai una prassi. Del resto quest’anno lo scontro tra politica e giornali ha toccato nuove vette. Tra le vicende che hanno maggiormente catturato l’attenzione c’è la puntata di Report che ha messo nel mirino Daniela Santanché, con quest’ultima che a giugno scorso ha dato mandato ai suoi legali di querelare la trasmissione Rai per poi minacciare di fare lo stesso con chi avesse ripreso l’inchiesta sulla gestione delle aziende Visibilia e Ki Group. Un tentativo che non ha sortito effetto visto che qualche giorno dopo, la stessa ha tuonato: “Non mi dimetto, mi arricchirò con le querele”.
Altro caso emblematico è quello che ha visto il ministro Guido Crosetto minacciare di querela Il Giornale per l’articolo intitolato ‘Inchiesta su Crosetto’ definito “falso e diffamatorio”. Altro episodio che ha fatto discutere è quello con protagonista Arianna Meloni, sorella di Giorgia Meloni, che ha querelato Mario Natangelo per aver pubblicato una vignetta satirica sulla ‘sostituzione etnica’. Un elenco in cui figura anche il ministro Giancarlo Giorgetti che ha minacciato di portare il Domani in tribunale. A darne notizia è lo stesso quotidiano che ha raccontato l’episodio che farebbe riferimento a “un’inchiesta sugli affari di Francesca Verdini, la compagna di Matteo Salvini, con una società controllata dal Mef e voluta nel 2018 proprio dal leghista vice del Capitano”.
Altro episodio che ha fatto rumoreggiare è quello con protagonista Matteo Renzi che ha chiesto conto a Bianca Berlinguer di alcune dichiarazioni rese al Fatto Quotidiano, con la giornalista rea di aver dichiarato: “Dovevo assecondare le decisioni di quella parte politica, in particolare era questa la pretesa di Matteo Renzi: quando ero direttore del Tg3 richiedeva due servizi al giorno, uno contro i 5 Stelle e un altro contro Bersani”.