Per l’ex ministra della difesa non è vero che “la proposta di legge dell’onorevole Antonio del Monaco – frutto del lavoro di un tavolo che avevo riunito al Gabinetto della Difesa – intenda lasciare nelle mani dei militari il potere sui risarcimenti”. Di più: “Nulla di più falso – sostiene Elisabetta Trenta in una nota inviata a La Notizia dopo la pubblicazione dell’articolo Uranio impoverito, schiaffo della Lega alle vittime – soprattutto quando si sottintende che i militari non vogliano agevolare il riconoscimento delle dipendenze da cause di servizio. Non si dimentichi che le malattie legate al servizio colpiscono indipendentemente dai “gradi” e che è interesse di tutti i militari, nonché dei civili della difesa, garantire le massime tutele al personale.
Probabilmente il giornalista non ha ben compreso la vera rivoluzione introdotta dalla Pdl del Monaco, che modifica il procedimento per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio introducendovi la presunzione iuris tantum (fino a prova contraria) della dipendenza da causa di servizio delle ferite, lesioni o infermità riportate in occasione della prestazione di servizio, anche in considerazione delle condizione fisiche individuali, in attività caratterizzate da elevata intensità operativa o in missioni operative fuori dai confini nazionali. Ciò significa che la dipendenza si presume sempre, salvo che l’Amministrazione provi il contrario. Con la previsione dell’inversione dell’onere della prova si adotta nella valutazione delle infermità contratte nelle condizioni descritte, un criterio meno stringente rispetto a quello utilizzato oggi, della causa e concausa efficiente e determinante”.
L’ex ministra si difende anche da quella che è diventata nota alle cronache come relazione-schock presentata al Parlamento, con cui viene negato il nesso di causalità tra l’esposizione all’uranio impoverito e i tumori. La Trenta specifica che quell’atto, firmato anche dall’allora ministra alla salute Giulia Grillo, “che aveva fatto parte della commissione Scanu”, “trattavasi di pubblicazione dovuta di atto previsto per Legge ma che nella relazione stessa era scritto che i dati in essa contenuti ed analizzati erano ormai insufficienti e non significativi ed è quindi implicito, che siano non significative le risultanze. Tanto è vero che il Ministero della Difesa aveva avviato ulteriori studi statistici epidemiologici. Invece di speculare sulle spalle dei malati e di fare “gare personalistiche” su quale sia il migliore disegno di Legge, bene sarebbe che tutti insieme, cittadini, associazioni e militari e stampa, sollecitassimo il Legislatore a riunire l’analisi delle tre proposte di legge perché ciò che conta, come sempre, è solo la tutela dei cittadini, in questo caso, dei militari”.
IL QUADRO. Fin qui la Trenta. Resta il fatto che la relazione-shock, che essendo priva di valenza scientifica non veniva presentata da oltre dieci anni, è stata firmata e presentata dall’ex ministra e dalla collega Grillo. Di implicito sembra poi ci fosse poco, visto che dopo la presentazione di quella relazione la Difesa ha inviato la stessa all’Avvocatura dello Stato, per farla utilizzare nelle cause in corso e cercare sulla scorta di quell’atto di negare i risarcimenti alle vittime. Blitz subito tentati nei tribunali. Resta anche il particolare che la proposta di legge dell’onorevole Rizzo, che parte dai risultati della Commissione Scanu, vuole togliere il potere di decidere sul nesso di causalità tra uranio impoverito e tumori ai militari, mentre quelle di Del Monaco e della Lega vogliono lasciare tale potere ai militari, che sinora hanno cercato di negare i risarcimenti.