Quella relazione è superata. Firmarla è stato solo un atto dovuto da parte dei ministri Elisabetta Trenta e Giulia Grillo. Non verrà tenuta in alcun conto. Stiamo predisponendo una legge che finalmente darà giustizia alle vittime e invieremo anche una nota all’Avvocatura dello Stato specificando di non utilizzare quell’atto nei contenziosi in corso. Dieci giorni fa erano state queste le rassicurazioni date a La Notizia da fonti vicinissime al ministro della Difesa dopo la presentazione alle Camere di un rapporto-choc, frutto del lavoro di un Comitato dove da tempo non vi sono più scienziati, ma solo burocrati ministeriali, e con cui era stato negato qualsiasi nesso di causalità tra l’esposizione all’uranio impoverito subita senza avere adeguate protezioni da tanti militari che si sono recati in missione nei Balcani e i tumori di cui gli stessi sono rimasti vittime. Trascorsi però solo dieci giorni quella relazione è stata presentata e discussa in Commissione Difesa, alla Camera, senza minimamente sostenere che non andrebbe presa in considerazione perché superata e specificando anche che sul tema dell’uranio impoverito il Governo attende eventuali indicazioni dal Parlamento. La palla è stata rilanciata sugli spalti di Montecitorio e Palazzo Madama. Aggiungendo che magari se qualche componente della Commissione ha dei dubbi si possono prevedere delle audizioni, a partire da quella della stessa Trenta.
IL CASO. La relazione-choc, prevista per legge, non veniva presentata alle Camere da dieci anni. Un documento privo, come specificato anche in Commissione, della necessaria attendibilità, ma comunque utilizzato e presentato dall’Avvocatura anche nei contenziosi per cercare di negare ai militari malati di tumore un risarcimento. Completamente ignorate le sentenze definitive che hanno appurato la responsabilità dell’Italia nella mancata informazione data alle proprie forze armate impegnate in Bosnia e Kosovo sui rischi legati all’uranio impoverito. E ignorati anche i risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’onorevole dem Gian Piero Scanu, a cui nella scorsa legislatrua aveva partecipato attivamente la stessa Grillo.
LA MOSSA ALLA CAMERA. In Commissione Difesa la relazione è stata illustrata dal deputato pentastellato Giovanni Luca Aresta. Il Movimento 5 Stelle in passato ha fatto mille battaglie a difesa dei militari rimasti vittime di patologie tumorali al rientro dai Balcani. L’onorevole Aresta ha però sottolineato che quel rapporto è stato presentato dai due ministri “ottemperando a un obbligo di legge lungamente disatteso”. Tutto a posto insomma sul fronte burocratico. Riepilogati i risultati contenuti nella relazione, Aresta ha poi aggiunto che non vi era alcun obbligo di prendere in considerazione le risultanze delle quattro commissioni parlamentari d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito sui militari e la popolazione che si sono succedute nelle ultime quattro legislature. E poi palla appunto alle Camere: “Spetta al Parlamento confrontarne i diversi e in alcuni casi divergenti contenuti, al fine di dare precisi indirizzi al Governo su questa delicata questione”.
LO SCHIAFFO. Come se non bastasse nella stessa Commissione c’è stato anche chi si è alzato e ha sostenuto che le notizie sui tumori causati dall’esposizione all’uranio impoverito avrebbero danneggiato il turismo. Il deputato Salvatore Deidda, detto Sasso, ha infatti affermato che la Sardegna, in passato è stata danneggiata “dalla diffusione di notizie relative alla contaminazione dell’ambiente a causa dell’utilizzo di munizioni contenenti uranio impoverito”. Salvo poi aggiungere che ha presentato una proposta di legge per facilitare i risarcimenti ai militari vittime di tumori. Come quella a cui da tempo lavora il ministro Trenta. E tutti gli altri componenti della Commissione? Muti.
L’ex presidente Scanu: “Tutto nelle mani di chi ha interesse a negare”
Il lungo e certosino lavoro compiuto nella scorsa legislatura dalla Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito aveva appurato eccome il nesso di causalità tra l’esposizione dei militari all’uranio impoverito e le patologie tumorali che li avevano colpiti una volta rientrati dai Balcani. Un’indagine che aveva evidenziato le responsabilità della Difesa nel non aver fornito informazioni e protezioni ai soldati. Quanto sta accadendo suona così come uno schiaffo anche a chi ha svolto quel lavoro. A partire dall’ex presidente della Commissione, Gian Piero Scanu. “I ministri Trenta e Grillo – evidenzia Scanu – non hanno mai smentito quella relazione ora discussa alla Camera e la paternità della stessa va dunque attribuita a loro. Le due ministre hanno detto tutto e il contrario di tutto solo per cercare di far calmare le acque. Vedremo se alla fine la Commissione avrà il coraggio di dire la verità”. Per l’ex presidente la situazione è grave. “Questa relazione – sottolinea – è stata voluta dal Ministero perché lì c’è il bisogno di annullare i risultati della Commissione d’inchiesta. La Trenta ha abborracciato una pseudo commissione composta da soggetti che operano o hanno operato per gli Stati Maggiori. Qualcosa che serve solo a far dire al ministro quello che si vuole venga detto. La ministra, utile esecutrice della volontà degli Stati Maggiori, sta cercando di ridurre il contenzioso ad una questione esclusivamente pecuniaria. Avevo predisposto una legge – aggiunge – firmata da 300 parlamentari di tutti i partiti, tra cui anche Luigi Di Maio, che ruotava sull’effettiva previsione dei rischi e sulla tutela della salute”. Scanu non fa sconti alla luce di quanto sta accadendo sul tema dell’uranio impoverito. “Assistiamo – conclude l’ex presidente della Commissione d’inchiesta – a un tradimento etico e morale delle istanze di migliaia di militari, che non voglio un boccone per essere sfamati, ma chiedono di avere giustizia”. Una giustizia promessa da tempo soprattutto dalla ministra Trenta e che ancora non si vede essendo spuntato solo il rapporto choc.