È proprio il caso di dirlo: guerra aperta tra il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Danilo Errico, e Domenico Leggiero, responsabile dell’Osservatorio militare che ormai dal 1999 si occupa dell’annosa e drammatica questione dell’uranio impoverito. Tutto nasce da un esposto che Leggiero ha presentato, lo scorso 23 febbraio, proprio contro Errico. Nel documento, visionato da La Notizia, si legge che Errico, in visita al Comando Militare di via Slataper a Roma, “avrebbe fatto delle affermazioni lesive nei confronti del sottoscritto ma, soprattutto, diffamanti nei confronti del lavoro svolto dalla IV Commissione Parlamentare d’Inchiesta sull’uranio impoverito la cui relazione finale è stata resa pubblica nei giorni scorsi”.
Una relazione, come si sa, da cui è emerso che i vertici militari non avrebbero fatto nulla per evitare che oltre 7mila militari, di cui 354 deceduti, si ammalassero in maniera grave. Ebbene, secondo la ricostruzione di Leggiero, il generale avrebbe definito il lavoro della commissione un lavoro “politico” senza riconoscimento scientifico. “Affermazioni di questa portata – scrive Leggiero nell’esposto – se fatte da un Generale a capo della Forza Armata Esercito, contro un Organo Istituzionale peraltro istituito dal Parlamento per indagare sulle morti di centinaia di militari per possibili errori di valutazione proprio dei vertici militari è un atteggiamento che potrebbe considerarsi eversivo nei confronti del popolo italiano ed offensivo verso gli Organismi Istituzionali”.
Accuse pesanti, dunque, cui se ne aggiungono altre: Errico, tra le tante cose dette, avrebbe anche affermato che le “storie sulla pericolosità dell’uranio e dei poligoni” sono storie con preciso scopo politico, senza alcuna valenza medica. L’Esercito italiano, contattato dal nostro giornale, rispedice però al mittente ogni accusa. Le dichiarazioni “non rappresentano affatto il pensiero del Comandante”, ci dicono. Anche perché “l’Esercito ha sempre agito con la massima collaborazione, trasparenza e disponibilità nei confronti della Commissione, fornendo in ogni circostanza puntuali riscontri alle richieste avanzate dalla stessa, nel più assoluto rispetto del suo ruolo istituzionale”. Quel che pare, però, è che la guerra, tutta interna e che forse si muove anche per altri spiriti e moventi, è appena cominciata.